Ricerca personalizzata
Visualizzazione post con etichetta economia e finanza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta economia e finanza. Mostra tutti i post

sabato 13 giugno 2009

Platini: «Più controlli sui bilanci»

Ju29Ro intervista in esclusiva il presidente dell'Uefa sul tema delicato dell'equilibrio finanziario delle società di calcio

Michel Platini è nato a Joeuf in Francia il 21 giugno del 1955. E' stato un leader in campo e un personaggio mai banale fuori; insofferente e gigione con i giornalisti, brillante e istrionico nei rapporti con i colleghi.La sua carriera da calciatore lo ha portato ad ottenere i massimi successi, sia con le maglie dei clubs coni quali ha giocato (Nancy, St. Etienne, soprattutto Juventus, la squadra con la quale ha vinto tutto), sia con la Nazionale francese, da lui trascinata alla conquista del primo titolo continentale, nella manifestazione più dominata da un singolo che la storia del calcio ricordi.Persona di spiccata intelligenza e indiscutibile carisma, comprese che ritirarsi ancora competitivo avrebbe lasciato un'immagine indelebile della sua grandezza.Appena ritiratosi, pur non avendo mai avuto particolari velleità da allenatore, Platini rispose alla chiamata della Federazione francese per gestire il delicato momento dei "bleus" rimasti orfani del suo stesso ciclo vincente. Ma il suo futuro era dietro una scrivania, e l'organizzazione del Mondiale francese del 1998 passò attraverso la sua supervisione. Fu un grande successo, completato dal trionfo della Nazionale di casa, e Michel, in tribuna in abito elegante, ma con la maglia della nazionale al posto della camicia ("obbligando" politici e autorità a seguirne l'esempio,presidente Chirac compreso), uscì da quell'esperienza da trionfatore. La brillante ascesa di Platini lo portò alla vicepresidenza della FIFA (dal 2002), mentre nel gennaio 2007 pose termine al "regno" dello svedese Lennart Johansson (che durava dal 1990), rilevandone la presidenza UEFA.Platini, che da anni si batte per restituire al calcio europeo la prevalenza dell'aspetto sportivo su quello meramente commerciale, pur non sottovalutando gli aspetti riguardanti l'enorme business che vi gira attorno, è ora l'incubo di tanti presidenti. Quelli dai bilanci "allegri". Il momento del calcio europeo, con un impoverimento generale (escludendo qualche eccezione, seppur eclatante) e interi sistemi a rischio fallimento, necessita di un cambio di rotta immediato.In esclusiva per Ju29ro.com, Michel Platini ci spiega come la UEFA guiderà il cambiamento.

- Buongiorno Presidente. Innanzitutto La ringraziamo per aver accettato di rispondere alle domande che la nostra Redazione Le ha posto su un argomento di estrema attualità, come il fair play finanziario e i bilanci delle società di calcio europee. In particolare si sente parlare spesso dell’elevato indebitamento complessivo della Premier League mentre, a nostro avviso, la situazione di squilibrio finanziario nei conti del calcio è di ordine globale e riguarda principalmente le società che fanno capo a proprietari facoltosi che hanno facilmente accesso al credito bancario; Qual è al riguardo la valutazione dell'Uefa?

La situazione di “squilibrio finanziario” è tipica di tutto il sistema calcio e sarebbe riduttivo ricondurla a singoli club o paesi. Si tratta di un problema europeo, che colpisce tutti i paesi, dalle grandi alle piccole nazioni calcistiche e che quindi richiede una soluzione a livello europeo. Le cause di questa situazione sono da ricercare negli obiettivi perseguiti dalle società di calcio e nella struttura delle competizioni a tutti i livelli. A differenza delle imprese “normali” la ricerca del successo sportivo è l’obiettivo principale di una società di calcio, non il profitto. Il successo sportivo genera sovente un ritorno economico importante che spinge le società di calcio a preferire la spesa nel breve termine a scapito di un investimento di lungo periodo. L’UEFA ritiene pertanto necessaria una riforma globale che dovrà correggere comportamenti orientati al breve periodo fornendo incentivi per ridurre i costi, in particolare quelli legati agli stipendi e ai trasferimenti dei giocatori.

- A fronte dell’indebitamento riteniamo necessario differenziare quello contratto a fronte di investimenti duraturi, come lo stadio, da quello utilizzato per finanziare la gestione corrente e la corsa verso ingaggi sempre più elevati e rose di giocatori sempre più "esagerate". Nella giusta battaglia che l'Uefa porta avanti si potrà tener conto di questa sostanziale differenza?

Certamente si terrà conto di questa sostanziale differenza. Il debito per se non è negativo. E` necessario però che il livello d’indebitamento sia “sostenibile” nel medio/lungo termine. Sostenibile, non in funzione della capacità finanziaria di facoltosi proprietari ma della capacità del club di generare reddito. La riforma fornirà inoltre incentivi volti ad aumentare gli investimenti nelle infrastrutture e nei settori giovanili.

- I bilanci delle società italiane in particolare sono poco trasparenti e spesso artificiosamente sostenuti perché, in molti casi, si fa ricorso a società controllate e/o collegate unicamente per far emergere utili fittizi come quelli rivenienti, ad esempio, dalle finte compravendita dei marchi. Bisognerà ricorrere a nuovi accorgimenti e nuovi controlli, per esempio sul Bilancio Consolidato; l'Uefa li ha già studiati e li metterà subito in atto?

L’UEFA ha previsto l’applicazione delle nuove norme a livello di bilancio consolidato. In futuro saranno previsti maggiori controlli volti ad aumentare la trasparenza. Si tratta di una questione complessa che deriva in molti casi dalla complessità delle strutture societarie e dei sistemi giuridici nei 53 paesi membri dell’UEFA.

- Abbiamo letto della costituzione da parte dell'Uefa di un Comitato (Panel) di Controllo Finanziario per Club che valuterà la concessione delle licenze per le competizioni internazionali. Questo controllo sarà operativo già da questa estate in vista della Champions 2009-10? La stampa ha riportato la notizia secondo la quale il Comitato valuterà se i rispettivi organismi nazionali (in Italia la Covisoc) hanno operato adeguatamente nella concessione delle licenze Uefa. Nel caso di controlli nazionali indeguati, cosa succederà? Si darà modo ad una società non in regola di adeguarsi gradualmente oppure può succedere che un Club possa essere ammesso alle competizioni nazionali e non alle competizioni Uefa?

Al Panel di Controllo Finanziario per Club spetterà il difficile compito di monitorare l’applicazione delle norme delle licenze da parte degli organismi nazionali e il rispetto dei criteri finanziari da parte dei club. Il Panel, che sarà operativo già nel corso della stagione 2009/10, disporrà di ampi poteri di controllo e potrà deferire l’associazione nazionale e/o i club alla commissione disciplinare. I controlli riguarderanno solo ed esclusivamente i club qualificati per le competizioni Europee. In caso di inadempienze è possibile che un club non sia ammesso alle competizioni dell’UEFA.

- Oltre ad un maggior rigore nei controlli sui bilanci, l'Uefa sta ricercando consenso su altre misure di fair play finanziario, prima tra tutte il vincolo nel rapporto tra spese e fatturato. Ha la sensazione che sia un obiettivo raggiungibile? Non c'è il pericolo che le grandi società europee si orientino per un loro campionato, una specie di Eurolega?

Riteniamo che il vincolo tra spese e fatturato sia un obiettivo raggiungibile. Non sarà semplice ma riteniamo sia necessario. Ci vorrà del tempo. I club dovranno imparare a competere con i “propri mezzi”. Dovranno ridurre le spese e aumentare le entrate. In molti paesi il sistema dovrà essere profondamente riorganizzato, e si dovrà agire in fretta altrimenti si rischia il collasso. Su questo tema delicato siamo in costante contatto con i presidenti dei club che ci sostengono in questa iniziativa perché hanno capito che le nuove regole che stiamo studiando non sono contro di loro, ma, al contrario, sono in loro favore. Le nuove regole dovranno infatti permettere di raggiungere un equilibrio finanziario di medio/lungo termine proteggendo i club dalla continua ed inesorabile lievitazione dei costi che sta portando molte società sull’orlo del fallimento. Siamo convinti che la riforma del sistema fornirà ai club nuove opportunità di sviluppo. Coloro che agiranno in fretta e sapranno sfruttare le nuove opportunità saranno avvantaggiati. Molti presidenti lo hanno capito e hanno già cominciato a guardare al bilancio con maggiore rigore che in passato e ad implementare politiche mirate per accrescere il valore del proprio club nel medio/lungo termine.

- Dei bilanci “gonfiati” si è parlato apertamente in Italia (e noi di www.ju29ro.com l'abbiamo documentato) di illeciti tollerati, cioè di operazioni tecnicamente non regolari in termini di normativa sportiva ma “tollerate” dall'autorità di vigilanza nazionale. A Suo avviso, c'è oggi una sensibilità diversa rispetto al passato nelle istituzioni, nell'opinione pubblica, negli sportivi stessi che renda possibile l'obiettivo di bilanci sostenibili e quindi la somministrazione di adeguate sanzioni per chi si rende responsabile di quelle operazioni sportivamente illecite?

L’UEFA ritiene vi sia maggiore sensibilità in materia di rigore economico/finanziario. L’attuale crisi finanziaria ha evidenziato la vulnerabilità del sistema. Le società cominciano a capire che i ricavi non potranno crescere per sempre e le istituzioni sono preoccupate e richiedono maggiori controlli. Per esempio in Gran Bretagna una commissione parlamentare formata da rappresentanti di tutti i partiti ha richiesto una profonda riforma del sistema calcio. Anche altri paesi si stanno muovendo nella stessa direzione. E' un passo difficile ma fondamentale. Chi non sarà in grado di mantenere una politica sostenibile o si renderà responsabile di illeciti sportivi sarà sanzionato o privato di incentivi che verranno invece ridistribuiti tra coloro che hanno rispettato le regole ed adottato misure di fair play finanziario.

- Le società di calcio in Europa devono sottostare a regimi fiscali differenziati e vigenti nella nazione di appartenenza. Alcune di queste beneficiano di aliquote più basse con la conseguenza di una maggiore competitività nell’ambito del calciomercato. L’Uefa ha considerato questo problema e ha in programma di presentare proposte in sede Europea per eliminare questa importante anomalia che penalizza, ad esempio, le squadre italiane rispetto a quelle spagnole?

L’UEFA ha considerato la problematica dell’armonizzazione fiscale e auspica che i governi dei vari paesi dell’UE possano affrontare questa situazione che è molto complessa. Comprendiamo bene che dal punto di vista italiano la situazione possa apparire sfavorevole se paragonata ad altre realtà Europee. L’Italia però non è il solo paese in Europa con una pressione fiscale elevata; altri paesi affrontano il medesimo problema. Si tenga poi conto che più di venti federazioni dell’UEFA non fanno parte dell’UE e pertanto un’armonizzazione a livello UEFA sarebbe ancora più difficile. Non è poi l’unica anomalia. Per esempio importanti differenze tra i vari paesi esistono in materia di strutture societarie, modelli di ownership, regole sulla proprietà degli stadi oppure ancora in materia di ridistribuzione degli introiti televisivi. I club, a livello nazionale ed internazionale, non sono uguali e l’UEFA non può armonizzare i vari regimi fiscali e commerciali. Fair play finanziario non significa uguaglianza finanziaria ma capacità di competere con il proprio reddito tramite una politica finanziaria sostenibile nel medio/lungo termine.

Esclusiva http://www.ju29ro.com/ spedita a "il pallone in confusione"

mercoledì 18 febbraio 2009

Platini: sistema calcio al collasso, Uefa studia tetto spese

La Uefa potrebbe presto introdurre un tetto alle spese dei club europei. Lo ha annunciato al Parlamento Ue il presidente della Federazione Europea Michel Platini. ''Il modello europeo dello sport - ha detto - è basato su campionati aperti, club indipendenti, promozioni e retrocessioni. Una cosa è certa: i club europei ci stanno al momento dicendo che il nostro sistema corre il pericolo di implodere finanziariamente nel medio termine. Consultandoli, ma anche spronati dai resoconti di questo Parlamento - ha spiegato -, al momento stiamo pensando di limitare le spese dei club per i loro staff, stipendi e costi dei trasferimenti insieme, fino a una percentuale non ancora fissata dei loro ricavi sportivi indiretti''.
''Credo - ha aggiunto platini - sia ragionevole pensare che la Uefa possa decidere in modo indipendente in quali condizioni i club possano partecipare alle competizioni che organizza. Ovviamente non imporremo nessun genere di diktat. In ogni caso, siamo solo agli inizi di questa discussione ma la continueremo sotto forma di dialogo con i club sul futuro del nostro sistema di licenze e su ogni cambiamento fatto consensualmente per cercare di rafforzare il sistema''. Infine, Platini ha rivolto un appello alla Ue: ''Per favore non fermateci, sulla base di una legislazione non appropriata, dal cercare un fair play finanziario. Non fermateci mentre cerchiamo di creare dei meccanismi che favoriscano l'integrità delle nostre competizioni e più trasparenza nella gestione dei nostri affari. Non fermateci se cerchiamo di agire moralmente. Specialmente quando tutte le parti in causa, club, giocatori e federazioni nazionali, sono d'accordo con la mia proposta per una più ampia trasparenza finanziaria e una migliore gestione''.
Fonte: Asca

mercoledì 11 febbraio 2009

Liga spagnola: no tengo dinero, arriba el crac

“Il pallone in confusione” svela i risultati di uno studio del professor Gay dell’Università di Barcellona sui bilanci 2006/07 dei 20 club della Primera division. Preoccupante il sistema di finanziamento: per ogni 100 euro investite, 92 sono finanziate da debiti e soltanto otto da risorse proprie. La massa delle somme dovute ha raggiunto i 2,8 miliardi, mentre i costi superano i ricavi per 112 milioni

Per ogni 100 euro investite, 92 sono finanziate attraverso i debiti e soltanto otto con risorse proprie. E’ racchiuso in questo semplice calcolo lo stato di dissesto finanziario in cui versa il calcio spagnolo, oberato da 2,8 miliardi di euro di debiti: 1,5 miliardi nel lungo periodo e 1,3 miliardi entro un anno. E’ il risultato dello studio “Fùtbol & Finanzas: la economia de la Liga de las Estrellas” pubblicato di recente dal professor Josè Maria Gay dell’Universidad de Barcelona. Il docente ordinario di Economia Finanziaria (con un passato da consigliere di amministrazione dell’Espanol, squadra di cui è tifoso) ha spiegato a “il pallone in confusione” che «lo studio riguarda soltanto i 20 club della Primera division per la stagione 2006/07» ed è stato redatto attraverso i dati disponibili presso il Registro Mercantil. Nello studio è evidenziato che l’intera massa dell’attivo (composta dal patrimonio calciatori, da quello immobiliare, dagli stadi, dai crediti e dall’attivo corrente) pari a 3,03 miliardi, riesce a malapena a far fronte a quella debitoria. Invece, i ricavi totali per 1,3 milioni della Liga non potrebbero fronteggiarla. Nella ricerca è stato rilevato che c’è un altro segnale dell’”allarme rosso” finanziario del calcio spagnolo: l’attivo circolante (crediti più disponibilità di cassa) di tutte le società della massima serie, pari a 971,2 milioni, riesce soltanto a coprire il 76% dell’intera cifra dell’indebitamento a breve termine (1,3 miliardi).
Ma c’è di più. A questo poco confortante quadro iniziale fornito dallo studio del professor Gay bisogna aggiungere il fardello delle somme dovute al fisco. Secondo i dati resi noti dal governo Zapatero al Congresso, in risposta a un’interrogazione del Partito Popolare all’opposizione, al 31 ottobre scorso la somma complessiva dovuta all’erario ammontava a oltre 627 milioni di euro. Inoltre, l’ente di previdenza sociale reclama all’appello altri 4,9 milioni.
Tornando allo studio, la classifica dei debiti vede in testa il Real Madrid con 527,1 milioni seguita dai “cugini dell’Atletico con 430,4 milioni. Le “merengues” sono debitrici di 246,6 milioni sul lungo periodo e 280,5 milioni a breve. Situazione inversa per i biancorossi della capitale: 280,2 milioni entro un anno, 150,2 milioni oltre. Al terzo posto l’eterno rivale dei castigliani, il Barcellona con 388,8 milioni: 200,9 milioni a breve e 187,9 milioni a lungo. Segue il Valencia con 286,2 milioni di debiti complessivi, il Deportivo La Coruna con 226,2 milioni, il Villareal con 142 milioni, e il Racing Santander con 127,5 milioni. Il report sottolinea che il 47% (pario a 711 milioni) della massa degli 1,5 miliardi a lungo termine è costituita dalla voce “altri debiti”: seguono le somme dovute alle banche (23%, 340 milioni). Invece sul breve periodo, il 51% (662 milioni) è costituito da “altri debiti non commerciali”, il 27% (341 milioni) da “credito commerciali” mentre il 14% (175 milioni) da indebitamento bancario.
Se i debiti sono un pesante fardello al collo dei presidenti spagnoli, i costi non lo sono da meno. Nella stagione 2006/07 il volume delle spese, pari a 1,4 miliardi, ha subissato quello delle entrate, pari a 1,3 miliardi: il disavanzo è di circa 112 milioni. La distribuzione dei ricavi rende chiaro il quadro della sproporzione tra le 20 società della Primera Division. I due principali club, Real Madrid e Barcellona, possedevano due anni fa il 51% del totale dei ricavi complessivi: unito a quelli di Atletico Madrid, Villareal, Valencia e Siviglia il dato sale al 73%, contro il 27% delle altre 14 squadre. Ancor più evidente la forbice per le entrate da diritti televisivi, in un campionato dove queste ultime costituiscono in media il 35%, contro il 26% da sponsorizzazioni e merchandising e solo il 13% per quelle da botteghino. Le “merengues” e gli “azulgrana” posseggono rispettivamente il 26% e il 24% degli incassi delle trasmissioni delle partite in tv, pari a 114,8 milioni e 106,7 milioni: in pratica il 50% del mercato. Agli altri vanno soltanto le briciole: il Valencia incassa il 6% della torta, il Siviglia il 5% seguito con il 4% da Atletico Madrid, Espanol, Atletico Bilbao e Real Betis. Ma la situazione sembra destinata a peggiorare. «Questo è l’effetto – ha spiegato il professor Gay – della contrattazione soggettiva dei diritti televisivi: al contrario del sistema della Premier League inglese, ciascuna società contratta in proprio con le emittenti. L’imminente entrata in vigore dei nuovi contratti tv metterà alle strette molti club, che perderanno gran parte di questa importante componente delle loro entrate». Grazie alle laute entrate solo Real (350,9 milioni) e Barcellona (290,1) riescono a tenere il passo con le uscite: i castigliani hanno avuto costi per 322,8 milioni e una differenza attiva con i ricavi di 28,1 milioni, mentre i catalani 270,6 milioni con un attivo di 19,5 milioni. Gli stipendi dei calciatori sono al primo posto con il 57%, seguiti dagli altri costi (21%) e dagli ammortamenti dei diritti pluriennali (comunemente chiamati cartellini) alle prestazioni dei calciatori (16%). In particolare, il costo degli stipendi degli eroi del pallone sono il 21% del totale per il Real Madrid, seguito dal Barcellona (20%), dal Valencia (10%), dal Siviglia (6%) e dal Villareal (4%). «Tutto sommato, non credo che i grandi club risentiranno della crisi finanziaria – aggiunge Gay – poiché le grandi aziende li usano come veicolo per le loro campagne pubblicitarie».
Se questo è il desolante quadro d’insieme dei bilanci della Primera division, figuriamoci cosa potrebbe essere la Segunda division (l’equivalente della nostra serie B). E, soprattutto, si può pensare che nella stagione 2007/08 le cose possano essere peggiorate. Tirando le somme, la legge spagnola del 1990 che ha introdotto lo scopo di lucro nel calcio (sei anni prima di quella italiana), deve essere completamente rivista. «Credo che i club debbano trovare una nuova dimensione – conclude Gay – compresa a cavallo tra il calcio antico e romantico di un tempo e lo spettacolo di tipo nordamericano in cui tenta di trasformarsi. La trasformazione in società per azioni non ha portato benefici al sistema calcio spagnolo: anzi, quasi tutte si trovano in gravi difficoltà finanziarie. Forse sarebbe meglio se restasse intatto il modello spagnolo del “club deportivo”, in cui ogni socio ha un voto e può scegliere di formare la giunta direttiva per la gestione societaria». La situazione del calcio spagnolo è simile a quella del pallone nostrano e a quella dell’Inghilterra: è il fallimento dell’idea dello “show business” puro, che ha arricchito solo i grandi club e ridotto al lastrico gli altri. Occorre dunque cambiare il sistema e, soprattutto, tagliare i costi.
Marco Liguori
Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte


Tabelle (cliccare per ingrandire)
Fonte: studio “Fùtbol & Finanzas: la economia de la Liga de las Estrellas”

Attivo totale, patrimonio netto, debiti complessivi e passivo totale

LEGENDA: activo total (attivo totale), patrimonio neto (patrimonio netto), deuda total (debito complessivi), pasivo total (totale stato passivo)

Ricavi complessivi

LEGENDA: competiciones (ricavi da stadio), socios/abonados (introiti da soci e abbonati), Retransm. tv (ricavi da diritti tv), Commercial y publicidad (ricavi marketing e pubblicità), otros ingresos (altri ricavi), ingresos explotacion (totale ricavi)


Tutti i costi

LEGENDA: consumos (spese da materiale di consumo), gastos personale (stipendi calciatori), am. jugadores (ammortamenti diritti alle prestazioni calciatori), otros gastos (altre spese), otras amortiz. (altri ammortamenti), provisiones (pagamenti vari), gastos explotacion (totale costi)

lunedì 9 febbraio 2009

Scommesse gennaio: al calcio l'89,54 % sul totale

Ancora una volta il calcio "monopolizza" la raccolta del settore scommesse sportive, anche se incide percentualmente in misura minore sul dato del totale (-2,7%). Un "calo", riporta Agipronews, dovuto probabilmente al ritardato inizio dei maggiori campionati europei dopo le feste natalizie e di fine anno. Le scommesse sul "pallone" a gennaio - secondo quanto si legge nel report dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato - hanno incassato circa 308 milioni di euro, pari all'89,54% del totale. Seconda piazza per il basket (20,3 milioni di raccolta e quasi 6%), il tennis chiude al terzo posto in classifica, con 7,8 milioni di euro giocati, pari al 2,27% del totale. "Milionaria" anche la raccolta di Volley (4,5 milioni e 1.34%) e Hockey su ghiaccio (2 milioni e 0,6%). Sotto il milione Pallamano (683.555,41 euro di raccolta, pari allo 0,20%), Sci Alpino (207.718,17 di euro) e Football Americano (145.250,70 di euro); il Rugby (42.484,35 euro) ha raccolto meno dell'Hockey su pista (44.683,26 euro). Quasi assente la voce di bilancio relativa alle scommesse sull'automobilismo, a causa dello stop della Formula 1. Roma-Milan dello scorso 11 gennaio è stato l'avvenimento più scommesso del mese appena passato con 4.714.127 euro giocati. A seguire, nella top ten di gennaio, altre nove gare del campionato di serie A: Lazio-Juventus (4.704.030,00 euro), Inter-Sampdoria (4.240.245,47), Bologna-Milan (3.312.831,31), Atalanta-Inter (2.951.820,10), Milan-Fiorentina (2.936.145,36), Juventus-Siena (2.818.629,06), Sampdoria-Palermo (2.769.581,33), Juventus-Fiorentina (2.681.644,16) e Lazio-Cagliari (2.672.728,07). 
Fonte: Adnkronos

venerdì 23 gennaio 2009

Perché Mansour non ha comprato una squadra italiana

Scarsi ricavi, stadi inospitali, normative contro la violenza ancora largamente inapplicate, abbondanza di leggi ad hoc e sanatorie per chi viola le regole: sono solo alcuni dei motivi che scoraggiano gli investitori esteri ad acquistare le società di calcio nostrane

di Tito Boeri e Fausto Panunzi

Ha offerto una cifra astronomica per il milanista Kakà. Ma allo sceicco costerebbe di meno acquistare un'intera squadra italiana. Non lo fa perché l'industria del calcio riproduce gli stessi fattori che allontano gli investitori esteri dalle aziende italiane. Ci sono le tifoserie organizzate che esigono una sorta di pizzo. Le normative sono complesse, inapplicate o comunque arbitrarie, esponendo gli stranieri a rischi difficilmente ponderabili. Abbondano leggi ad hoc e sanatorie per chi viola le regole. E poi c'è l'endemico conflitto di interessi del nostro paese.
Kakà resta al Milan! I tifosi milanisti (tra cui uno di noi) sono felicissimi perché si aspettavano che Kakà e il Milan non resistessero di fronte ai 110 milioni di euro che lo sceicco Mansour Bin Zayed (nella foto) aveva offerto al Milan e i 15 milioni l’anno promessi all’asso brasiliano. Lo sceicco si è consolato, si fa per dire, comprando Bellamy dal West Ham e si consolerà con altre offerte tra gennaio e l’estate. Ma c’è una domanda che nessuno sembra essersi posto: perché lo sceicco Mansour, invece di comprare un solo giocatore in Italia, non acquista un’intera squadra italiana? Gli costerebbe molto di meno e sarebbe una squadra in gran parte già fatta, cui apportare solo alcuni ritocchi per essere ben più competitiva del Manchester City. Per fare un esempio, la capitalizzazione di borsa della Juventus è di 170 milioni, quella della Roma di 85 milioni mentre la Lazio capitalizza solo 27 milioni. Le altre squadre non sono quotate in Borsa, ma il loro valore di mercato (in Italia coincide quasi solo con il parco giocatori) è probabilmente ancora più basso. Lo sceicco potrebbe fare shopping alla grande in Italia, di squadre prima ancora di giocatori, se solo lo volesse. Per la gioia di molti tifosi (uno di noi gli suggerisce caldamente l’acquisto del grande Toro).
Perché allora non lo fa? Ci sono due ragioni per le quali si acquista una società di calcio.

I RICAVI DELLE SQUADRE DI CALCIO IN ITALIA: UN TERNO AL LOTTO
La prima è quello più ovvia: per fare soldi. E’ vero, come ci ricordava un recente articolo del Corriere della Sera che alcune società inglesi non se la passano bene. La più prestigiosa, la squadra campione del mondo in carica, il Manchester United ha un indebitamento di 770 milioni di euro. Inoltre fronteggia la prospettiva di perdere il suo sponsor, la compagnia assicurativa AIG travolta dalla recente crisi finanziaria. Ancor peggio è messo il Chelsea, con un debito di 935 milioni di euro e un proprietario, Abramovich, che sembra essersi stancato di investire nel calcio. Anche Liverpool, Newcastle e il West Ham allenato da Zola sono in grave crisi. Ma se le squadre inglesi fanno scarsi guadagni, quelle italiane sono messe anche peggio. Per tante ragioni. L’ad del Milan Adriano Galliani ricorda spesso il regime fiscale che in Italia rende il “costo del lavoro” (gli ingaggi delle superstar) più elevato che nel resto d’Europa. Ma questo non è l’unico fattore di svantaggio competitivo. Di fronte a ingaggi fissati sul mercato internazionale, il calcio italiano ha debolezze nazionali sul lato dei ricavi. Gran parte delle entrate dei club viene dai diritti televisivi. In Italia le squadre di calcio ormai vivono solo di questi. Le loro fortune dipendono da trattative complesse, dall’esito molto incerto. Questo espone la proprietà a rischi più forti che altrove. In Inghilterra c’è molta più diversificazione nelle entrate: biglietti dello stadio, merchandising, sponsor e gestione degli stadi garantiscono fino al 70 per cento delle entrate. In Italia, stadi vecchi e poco ospitali scoraggiano la presenza di spettatori, specie durante i mesi invernali. Gli stadi non sono di proprietà dei club (solo la Juve si sta costruendo il suo) e ciò impedisce di ottenere ricavi derivanti dalla visita dell’impianto: al Bernabeu, per esempio, si fa la coda per visitarlo ogni giorno dell’anno. Il merchandising ha un valore ridotto dalla massiccia presenza di gadget “taroccati”, come accade del resto per la maggiore parte dei capi di abbigliamento di marca in Italia. In più, le squadre di calcio italiane sono spesso ostaggio della cosiddetta tifoseria organizzata, talvolta vere e proprie associazioni a delinquere che minacciano con le loro violenze di causare danni irreparabili ai patrimoni delle società. La timidezza con cui i presidenti delle squadre ricattate reagiscono alle violenze degli ultras, il fatto che ogni ministro degli Interni di turno faccia la voce grossa, ma le normative contro la violenza negli stadi siano ancora largamente inapplicate, garantendo un regime di impunità a ben identificabili bande di criminali, sono la dimostrazione evidente di questa malattia endemica del calcio italiano. Anche altrove ci sono i violenti, gli hooligans. Ma da noi la violenza è meno individuale; è organizzata per il conseguimento di fini economici, come la vendita dei biglietti omaggio e di oggetti di merchandising.
Per anni, le squadre si sono barcamenate scambiandosi calciatori e iscrivendoli a bilancio con valutazioni nettamente superiori a quelle del mercato per realizzare plusvalenze, portando in nero bilanci effettivamente in rosso e lasciando poi in eredità ammortamenti (dunque costi di esercizio) elevati. Decreti come il salvacalcio, varato sotto il precedente governo di un presidente di squadra di calcio, offrivano poi alle società la possibilità di svalutare il patrimonio calciatori, riducendo in questo modo gli ammortamenti, senza essere costrette a ricapitalizzare o fallire.
Insomma, in tutta la sua specificità, l’industria del calcio riproduce gli stessi fattori che allontano gli investitori esteri dalle aziende italiane. Le tifoserie organizzate non saranno come la mafia, la camorra o la ndrangheta, ma anche loro, in qualche modo, esigono un pizzo. I diritti di proprietà non sono difesi in modo efficace. Si fanno leggi ad hoc e abbondano le sanatorie per chi viola le regole.

I RITORNI DI IMMAGINE
Quindi in Italia non si compra una squadra di calcio per ottenerne direttamente profitti. Nella maggior parte dei casi, le squadre di calcio sono comprate per una seconda ragione, cioè per beneficiare di ritorni di immagine, connessioni e influenza politica. La Juventus è appartenuta da sempre al gruppo controllato dalla famiglia Agnelli. Il Milan appartiene a un impero mediatico come quello controllato dalla famiglia Berlusconi. Il Torino è controllato da un gruppo editoriale relativamente piccolo, quello di Cairo. Il Napoli è di proprietà di un gruppo che opera nel settore dei media, quello del presidente De Laurentis. Poi ci sono i petrolieri, come Moratti, Sensi, Garrone, la cui attività è molto influenzata da decisioni politiche come le norme sulla protezione ambientale, le accise sulla benzina e le varie Robin e Gheddafi tax. E non dimentichiamo che anche i due gruppi al centro degli scandali finanziari di qualche anno fa, Parmalat e Cirio, avevano due squadre di calcio. A prima vista si potrebbe pensare che questi benefici privati siano di scarsa rilevanza. Ma quanto ha influito il fatto che Tanzi e Cragnotti fossero proprietari di Parma e Lazio nelle decisioni di finanziamento delle banche verso questi gruppi? E che impatto ha il fatto che la famiglia Sensi possieda la Roma nella gestione del rientro del debito verso Unicredit?
Un’altra semplice prova del fatto che i benefici privati non sono trascurabili sta nel fatto che il presidente Berlusconi non ha certo pensato di dare ascolto ai tifosi che gli suggerivano di vendere il Milan e non Kakà. Probabilmente Berlusconi si aspetta un danno di immagine più forte se dovesse vendere la sua squadra a uno sceicco, soprattutto dopo aver difeso a spada tratta l’italianità di Alitalia. E ieri sera ha trovato il tempo per collegarsi personalmente con il Processo di Biscardi, Sky Sport 24 e Sport Mediaset Premium, e forse con altre emittenti, per dare al popolo milanista la buona novella relativa alla permanenza di Kakà. L’annuncio della possibile cessione era stato invece delegato al fido Galliani che si è beccato le contestazioni dello stadio.
Ma questi benefici privati sono rilevanti soprattutto per operatori economici che già operano in Italia, che hanno rapporti con la politica italiana o con i gruppi bancari italiani. Per lo sceicco Mansour sono del tutto irrilevanti. Ecco perché preferisce investire i suoi soldi nella Premier League. Come gli americani che hanno già investito nel Manchester United e nel Liverpool. Invece a Roma stanno ancora ridendo dell’americano Joe Tacopina che di soldi ne aveva pochi, ma di confusione ne ha fatta tanta.
Tratto da La Voce.info

venerdì 28 novembre 2008

Arsenal: debiti per gli immobili

La società inglese risulta esposta soprattutto sul prestito di 250,2 milioni di sterline (circa 297 milioni di euro) contratto per la costruzione dell'Emirates Stadium. A differenza di alcune società italiane, nonostante l'indebitamento notevole di 318,1 milioni di sterline (377,79 milioni di euro) il gruppo può vantare un patrimonio netto positivo e un utile netto d'esercizio di 25,7 milioni di sterline (circa 30,5 milioni di euro)

La lettura dei dati che emergono dallo "Statement of Accounts and Annual Report" dell'Arsenal Holding PLC, riferito al 31 maggio 2008, offre il quadro di una società indebitata per far fronte a grossi investimenti immobiliari e precisamente: il nuovo stadio "Emirates Stadium" e il complesso residenziale "Highbury Square"(destinato alla rivendita). L'Arsenal Holding PLC controlla al 100% più di dieci società, tra cui Arsenal Football Club PLC, inoltre, ha una partecipazione in una Joint Venture per la gestione del portale internet. L'indebitamento finanziario netto dell'Arsenal al 31/05/2008 ammonta a 318,1 milioni di sterline (circa 377,79 milioni di euro, con un cambio a 0,842) segnando un aumento del 18,60% rispetto al 31/05/2007. Secondo il managing director Ken Friar questo livello di indebitamento netto dovrebbe rappresentare il punto massimo di esposizione debitoria per il gruppo, destinata a ridursi a partire dall'esercizio 2008/09 a seguito del completamento delle vendite del complesso residenziale "Highbury Square". Una quota consistente del debito del Gruppo pari a 250,2 milioni di sterline (circa 297 milioni di euro) è a lungo termine (oltre 20 anni), e riguarda il prestito contratto per la costruzione dell'Emirates Stadium. Un rimborso di 5,0 milioni di sterline è stato effettuato durante l'esercizio in conformità ai termini previsti. La causa principale dell'incremento dell'indebitamento risiede nella contrazione di un ulteriore prestito per la costruzione del complesso residenziale "Highbury Square". Al 31 maggio 2008, l'indebitamento destinato a tale progetto ammonta a 133,5 milioni di sterline (nel 2007 era 62,9 milioni di sterline), corrispondenti a circa 158,5 milioni di euro. Questo prestito, che prevede la durata di due anni, sarà rimborsato col ricavato delle vendite relative agli immobili del complesso residenziale. Per proteggersi dal rischio tasso si è fatto ricorso a strumenti finanziari derivati, non aventi carattere speculativo.
LO STATO PATRIMONIALE
Lo stato patrimoniale al 31 maggio 2008 del Gruppo Arsenal mostra attività non correnti per l'importo di 505.588 migliaia di sterline (circa 600 milioni di euro) , nell'esercizio precedente erano 520.047 migliaia di sterline. Si deve sottolineare che le immobilizzazioni materiali, incidono molto, infatti ammontano a 449.517 migliaia di sterline (circa 533,8 milioni di euro) e costituiscono l'88,91% del totale delle immobilizzazioni e il 53,88% di tutto l'attivo patrimoniale.Il valore netto contabile della rosa dei calciatori ammonta a 55.665 migliaia di sterline (in diminuzione del 13,93% rispetto al 2007). Si pensi che nella rosa dell'Arsenal figurano due calciatori della qualità e della forza di Cesc Fabregas e Adebayor, che da soli hanno un valore di mercato che supera la cifra iscritta in bilancio relativa all'intera rosa. Le attività correnti sono pari a 328.725 migliaia di sterline (circa 390 milioni di euro) registrano un aumento del 55,61% rispetto al 2007 e comprendono disponibilità liquide per l'importo di 93,2 milioni di sterline (+26,28% rispetto al 2007). Una voce cospicua e insolita per un bilancio di una società di calcio è "Stock – development properties" pari a 187.964 migliaia di sterline (circa 223 milioni di euro) con un aumento dell' 87,81% rispetto al 31/05/2007. Questa voce riguarda essenzialmente le rimanenze di proprietà immobiliari destinate alla rivendita riguardanti il complesso residenziale "Highbury Square", l'aumento di tale valore è la causa dell'aumento dell'indebitamento netto.I debiti verso i creditori a breve ammontano a 334.252 migliaia di sterline (150.017 migliaia di sterline al 31/05/2007). Pertanto il passivo "netto" corrente di esercizio ammonta a 5.527 migliaia di sterline a fronte di un attivo netto corrente di esercizio registrato l'anno precedente con 61.231 miglia di sterline.Il passivo non corrente riguardante Creditori con importi da pagare oltre un anno, ammonta a 310,203 migliaia di sterline con una diminuzione del 25,45% rispetto al 2007. Gli Accantonamenti per rischi e oneri raggiungono la cifra di 30.758 migliaia di sterline (-3,23% rispetto al 2007). Il Patrimonio netto ammonta a 159.100 migliaia di sterline (circa 189 milioni di euro) e rispetto a quello registrato il 31/05/2007 di 133.374 migliaia di sterline, segna un aumnento del 19,29%.
IL CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO
Il fatturato del Gruppo escludendo i ricavi della joint-venture Arsenal Broadband Limited e i ricavi derivanti dalla gestione dei contratti dei calciatori, ammonta a 222.498 migliaia di sterline (+11,08% rispetto al 2007) e corrisponde a circa 264 milioni di euro. La composizione del fatturato è la seguente in migliaia di sterline:biglietti da gare 94.580 (90.613 nel 2007 +4,38%), con un'incidenza percentuale del 42,51% sul totale; diritti TV 68.360 (44.312 nel 2007 +54,27%), con un'incidenza percentuale del 30,72% sul totale; merchandisng 13.052 (12.064 nel 2007 +8,19%), con un'incidenza percentuale del 5,87% sul totale; sponsor 31.259 (29.518 nel 2007 +5,90%), con un'incidenza percentuale del 14,05% sul totale; ricavi da proprietà immobiliari 15.247 (23.792 nel 2007 -35,92%) , con un'incidenza percentuale del 6,85% sul totale. Per quanto riguarda i ricavi del settore immobiliare, bisogna dire che essi risentono del fatto che nell'esercizio precedente si era verificata un'importante vendita nel complesso residenziale di Drayton Park.
Le spese d'esercizio, esclusi gli ammortamenti dei contratti calciatori, toccano la cifra di 174.480 migliaia di sterline (+9,95% rispetto al 2007), mentre gli ammortamenti dei contratti dei calciatori sono 21.757 migliaia di sterline (+15,84% rispetto al 2007). La somma complessiva delle spese di esercizio ammonta a 196.237 migliaia di sterline con un aumento del 10,58% rispetto al 2007. Da segnalare che l'ammontare complessivo dei costi del personale pari 101.302 migliaia di sterline riguarda il costo sostenuto per 379 dipendenti (tra cui 197 amministrativi). Il risultato relativo alla gestione della compravendita dei contratti dei calciatori segna il prevalere delle plusvalenze per un importo di 26.458 migliaia di sterline con un aumento del 43,27% rispetto al 2007. L'utile da attività ordinarie al lordo degli oneri finanziari ammonta a 48.487 migliaia di sterline, se si esclude la gestione relativa alle operazioni di compravendita dei contratti dei calciatori, e sale a 53.660 migliaia di sterline (circa 63,7 milioni di euro) se la si include. Gli oneri finanziari prevalgono sui proventi finanziari per un importo pari a 16.992 migliaia di sterline (+11,03% rispetto al 2007). Il risultato prima delle imposte sul reddito ammonta a 36.668 migliaia di sterline a fronte di 5.573 migliaia di sterline del 31/05/2007. Le imposte sul reddito (comprensive di imposte differite) ammontano a 10.942 migliaia di sterline a fronte di 2.757 migliaia di sterline del 2007. L'utile netto risultante è 25.726 migliaia di sterline (circa 30,5 milioni di euro), mentre quello che risultava nel 2007 era di 2.816 migliaia di sterline.Nel rendiconto finanziario consolidato si evidenzia che la variazione delle disponibilità liquide è stata positiva per un importo pari a 19.407 migliaia di sterline. Tra l'altro emergono anche uscite finaziarie per pagamento imposte pari a 4.010 migliaia di sterline. In conclusione possiamo affermare che al forte indebitamento finanziario si contrappone un capitale investito in attività che generano valore. Si pensi che l'Emirates Stadium oltre ad essere utilizzato per le partite di calcio (con una maggior capienza) e utilizzato per concerti di livello mondiale (vedi Bruce Springsteen)ed è stato anche utilizzato per la conferenza stampa del vertice Sarkozy-Brown. Nelle rimanenze, gli immobili destinati alla rivendita, sono stati valutati al minor valore tra il loro costo ed il valore netto di realizzo, anche in questo caso possiamo presumere, che la loro rivendita genererà ulteriore ricchezza per le casse dell'Arsenal, senza considerare, infine, il valore di mercato della rosa calciatori. In ogni caso, a differenza di alcune società italiane, nonostante l'indebitamento notevole il gruppo può vantare un patrimonio netto positivo e l'esposizione di un buon utile netto d'esercizio.
Luca Marotta
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto: l'Emirates Stadium (tratta da http://www.e-architect.co.uk/)

martedì 25 novembre 2008

Il marchio, vero tesoro d’o Lione

L'Olympique Lyonnais, quotato alla borsa di Parigi, ha ottenuto il 24,7% dei ricavi operativi dallo sfruttamento del proprio simbolo. Oltre al progetto del nuovo stadio, spicca nella radiografia del bilancio l’investimento per oltre 144 milioni di euro in Sicav, fondi comuni monetari o titoli a capitale garantito a tasso fisso

La lettura del Rapport Financier Annuel 2007/08 dell'Olympique Lyonnais ci permette di avere una migliore conoscenza di un'importante realtà sportiva francese molto ambiziosa. Essa sta cercando di avvicinarsi sempre più ai più grandi club europei, oltre che con il potenziamento della rosa dei calciatori, anche attraverso la costruzione di un nuovo stadio. Ma sembrerebbe che tale club sia anche esso fonte di ispirazione per altri club, leggasi l'accordo con la società Sportfive, che forse ha anche "ispirato" la Juventus.
Olympique Lyonnais Groupe (OL Groupe) è stato costituito in forma di gruppo nel 1999 ed è organizzato intorno al Olympique Lyonnais squadra di calcio fondata nel 1950 e diretta da Jean-Michel Aulas dal 1987. Il Gruppo, quotato alla Borsa di Parigi, è composto da più di dieci società operanti in diversi settori funzionali all'attività calcistica. Una novità rispetto alle nostre più importanti società calcistiche è la presenza sia della squadra maschile che di quella femminile. Come affermato dal Presidente Jean-Michel Aulas, il Gruppo riesce a coniugare eccezionali risultati sportivi con notevoli risultati finanziari. Le buone condizioni di "salute" di OL Groupe sono confermate dal fatto che il Consiglio di Amministrazione proporrà alla Assemblea Generale, che si terrà il 28 novembre 2008, la distribuzione di un dividendo di 0,14 euro per azione per l'anno 2007/2008, per un importo complessivo di 1,8 milioni di . Per la prima volta in Francia nella stessa stagione l’OL ha conseguito l'accoppiata ("le doublé") scudetto-coppa nazionale sia da parte della squadra maschile che da parte della squadra femminile. La squadra maschile risultava vincitrice della "Ligue 1" per la settima volta consecutiva, mentre quella femminile per la seconda volta consecutiva. La squadra maschile per la sesta volta consecutiva ha vinto il "Trophée des Champions" (la Supercoppa di Francia) ed ha raggiunto l'ottavo posto nel ranking UEFA, per la nona volta consecutiva parteciperà alla UEFA Champion's League.
L'obiettivo a lungo termine è la realizzazione del progetto immobiliare "OL Land" con obiettivo di consegna previsto per il maggio 2013. Mentre nel luglio 2008, dopo la chiusura dell'esercizio, è stato realizzato il nuovo centro sportivo di allenamento. Le principali fonti di entrate ruotano attorno a cinque settori di attività: biglietti da gare, diritti tv, sponsorizzazioni e pubblicità, merchandising, compravendita di giocatori.
RICAVI DA BIGLIETTI PER MANIFESTAZIONI SPORTIVE
La vendita dei biglietti per le partite, nel 2007/2008, ha raggiunto la cifra di 21,8 milioni di , che rappresenta il livello più alto nella storia del gruppo e il miglior risultato di tutti i club francesi. Tali ricavi rappresentano il 14% dei ricavi operativi con esclusione delle cessioni dei contratti dei calciatori.

DIRITTI TV
I ricavi da diritti televisivi sono costituiti dagli importi percepiti a titolo di ridistribuzione dei diritti audiovisivi a livello nazionale: dalla Lfp (Ligue Football Professionnel) per la Ligue 1 e la coppa di Lega; dalla Fff (Féderation Football Française) per la Coppa di Francia; dalla Uefa per la Champion's League. Il 7 febbraio 2008, la Lfp ha assegnato ai due maggiori operatori audiovisivi francesi (Canal + e Orange), i diritti televisivi con un contratto della durata di 4 anni (2008/2012). Il contratto, per un valore totale di 668 milioni è leggermente superiore a quello del 2005/2008.
Durante l'esercizio, i diritti televisivi percepiti dall' OL Groupe sono aumentati e hanno toccato i 75 milioni, di cui 27,5 da competizioni internazionali. Tali ricavi rappresentano il 48,2% dei ricavi operativi con esclusione delle cessioni dei contratti dei calciatori.

SPONSOR E PUBBLICITA'
I ricavi da sponsorizzazioni, pubblicità e partnership provengono dalla vendita di spazi pubblicitari, sponsorizzazioni e servizi di "ospitalità". Più di 500 società sono partner del Gruppo, tra cui: Accor Group, sponsor principale del club dal 2006, Umbro fornitore ufficiale esclusiva fino al 2013, Renault Trucks, Apicil, Orange, ISS. Nel 2007/2008, i proventi netti da questa attività hanno raggiunto la cifra di 20,4 milioni, con un aumento del 12,9%, di questi 2,3 milioni di sotto l'effetto combinato di un aumento dei contratti di sponsorizzazione tra cui: Umbro e Accor. Tali ricavi rappresentano il 13,1% dei ricavi operativi con esclusione delle cessioni dei contratti dei calciatori.

RICAVI DA SFRUTTAMENTO ECONOMICO DEL MARCHIO
I ricavi "da marchio", comprendono tra gli altri, la commercializzazione dei prodotti come magliette e gadgets vari, la produzione e la distribuzione di immagini, le licenze di esercizio, i viaggi, signing fees e altro. Tali ricavi si sono sviluppati positivamente (+ 7,5 M ) a 38,5 milioni, con un aumento del 24,1%. Tali ricavi rappresentano il 24,7% dei ricavi operativi con esclusione delle cessioni dei contratti dei calciatori.
La commercializzazione di prodotti sportivi esimili con i colori dell'Olympique Lyonnais ha prodotto 12,7 milioni di euro di ricavi. Nel settembre 2007, OL Group ha firmato per un periodo di 10 anni a partire dalla consegna del nuovo stadio, un contratto con Sportfive riguardante la concessione in esclusiva dei diritti di marketing, diritti di "ospitalità", la pubblicità all'interno dello stadio, i diritti media dello stesso e il nome dello stesso ("naming right"). A fronte di tale impegno contrattuale Sportive verserà a titolo di diritti ("Droit d'entrée" o "signing fee") la cifra di 28 milioni di euro, da ripartire in quattro rate annuali di 7 milioni, a partire da dicembre 2007 fino a dicembre 2010. Da notare che Sportfive è la stessa società che ha siglato l'accordo con la Juventus di Jean-Claude Blanc. Nel mese di giugno del 2008, si è concluso un contratto di ristorazione con Sodexo. Sodexo ha pagato 3,5 milioni di euro. I ricavi prodotti da "OL Images" sono pari a 4,6 milioni nel 2007/2008.Altri ricavi ammontano a 10,34 milioni di euro.

VENDITA CALCIATORI
Le entrate per cessioni dei contratti dei calciatori ammontano a 55,9 milioni e comprendono i trasferimenti di calciatori come Florent Malouda (Chelsea), Jeremy Berthod (Monaco), Remy Riou (Auxerre), Gregory Bettiol (Troyes), Alou Diarra (Bordeaux), Sylvain Wiltord (Rennes), Damien Plessis (Liverpool), Nadir Belhadj (Lens), Loïc Remy (Nizza), Hatem Ben Arfa (Marsiglia). Il valore della cessione di Florent Malouda è annotata per 17.798 migliaia di euro, quella di Hatem Ben Arfa è annotata per 11.427 migliaia di euro. Il valore delle cessioni nel 2006/2007 ammontava a 73.524 migliaia di euro tra cui spicca la cessione di Tiago alla Juventus ceduto per l'importo di 12.580 migliaia di euro.

SITUAZIONE PATRIMONIALE
L'attivo dello Stato patrimoniale al 30/06/2008 presenta Attività non correnti per 132.331 migliaia di euro (nel 2007 erano 82.380) e Attività correnti per 216.254 migliaia di euro (nel 2007 erano 206.098), per un totale di 348.585 migliaia di euro (nel 2007 era 288.478). Il sensibile incremento registratosi nell'attivo corrente è dovuto alla voce relativa ai contratti relativi ai diritti alle prestazioni sportive dei calciatori che ha raggiunto la cifra di 93.876 migliaia di euro a fronte di 53.198 migliaia di euro del 2007. Nell'esercizio 2007/2008, l'Olympique ha acquisito nove giocatori: Keita (Lille), Bodmer (Lille), Grosso (Inter), Cleber Anderson(Benfica Lisbona), Delgado (Cruz Azul Messico), Boumsong (JuventusTurin), Ederson (Nizza), Lloris (Nizza), Pjanic (Metz).
Le immobilizzazioni materiali ammontano a 17.825 migliaia di euro (il 5,11% del totale dell'attivo) e sono in aumento rispetto al 30/06/2007 a causa degli investimenti per il progetto del nuovo stadio e del centro sportivo. In particolare il valore lordo della voce "edifici e strutture" è passato da 12.535 migliaia di euro del 30.06.2007 a 20.813 migliaia di euro del 30/06/2008. Tra le attività correnti bisogna segnalare la notevole incidenza della voce relativa ai valori mobiliari d'investimento pari a 144.399 migliaia di euro. Gli investimenti vengono effettuati solo in Sicav e fondi comuni d'investimento monetari oppure titoli a capitale garantito a tasso fisso. Il patrimonio netto, ossia i mezzi propri, è positivo per 164.816 migliaia di euro (nel 2007 era 151.195 migliaia di euro) e copre il totale delle attività per il 47,28% (52,41% nel 2007).
Le passività non correnti ammontano a 73.744 migliaia di euro (26.091 migliaia di euro nel 2007), mentre le passività correnti ammontano a 110.025 migliaia di euro (111.192 migliaia di euro nel 2007). Il totale delle passività pari a 183.769 migliaia di euro diviso per le entrate da attività pari a 211.642 migliaia di euro determinano una percentuale dell'86,83% (64,12% nel 2007), se escludiamo i ricavi da cessione calciatori tale percentuale sale al 118% (nel 2007 era 97%).
Ciò che ha contribuito all'aumento delle passività non correnti sono due voci: Debiti finanziari pari a 47.524 migliaia di euro contro 16.629 migliaia di euro del 2007 e debiti verso società di calcio per l'acquisto di calciatori pari a 24.582 migliaia di euro contro 8.076 migliaia di euro del 2007.
Tra le voci del passivo corrente i maggiori importi sono determinati dalle seguenti voci: "Dettes sociales" ossia i debiti verso il personale e gli istituti di previdenza per 33.678 migliaia di euro (nel 2007 erano 25.953 migliaia di euro); debiti fiscali per 18.406 migliaia di euro (nel 2007 amontavano a 29.659 migliaia di euro); i debiti entro l'esercizio successivo relativi all'acquisto dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori ammontano a 32.050 migliaia di euro (nel 2007 erano 21.159 migliaia di euro).

CONTO ECONOMICO
Il conto economico consolidato evidenzia "entrate" per un importo complessivo di 211.642 migliaia di euro a fronte di 214.077 migliaia di euro dell'esercizio precedente. Escludendo le "entrate" derivanti dalle cessioni dei contratti dei calciatori, i ricavi operativi ammontano a 155.712 migliaia di euro (140.553 migliaia di euro nel 2007).
I costi del personale ammontano a 100.058 migliaia di euro in aumento rispetto al 2007 (93.469 migliaia di euro). L'aumento è stato di 6,6 milioni di . Essi includono il costo della liquidazione degli allenatori uscenti Alain Perrin e Christophe Galtier per un importo di 3,1 milioni di euro, ulteriori assunzioni in seguito al ferimento di diversi giocatori nella prima parte della stagione e proroghe del contratto ai giocatori. Nel "Rapport Financier" si evidenzia, come nota di merito, che il rapporto spese per il personale - proventi di attività è del 47,3% e resta di gran lunga inferiore a quello dei grandi club europei (spesso oltre il 50%). Se, invece, rapportiamo le spese del personale ai ricavi operativi con esclusione delle cessioni dei contratti dei calciatori, tale percentuale sale al 64,26%. La specifica dei costi del personale, in migliaia di euro, mostra la seguente composizione: Stipendi e salari 60.654 (57.485 nel 2007); oneri sociali 20.689 (17.858 nel 2007); premi e incentivi 277 (250 nel 2007); diritto all'immagine collettiva 18.321 (17.876); costi relativi al piano di stock optino 117.
E' interessante evidenziare come una legge speciale francese del 2004, in materia di remunerazione del diritto di immagine collettiva dei giocatori da parte di un club sportivo professionistico francese, ha consentito ai club calcistici di beneficiare di un'esenzione da oneri sociali su una parte della remunerazione pagata ai giocatori. Il risultato operativo corrente con esclusione della "gestione contratti calciatori" è positivo per 7.416 migliaia di euro.
Ho scritto "entrate" e non "ricavi delle attività" o "ricavi delle vendite e prestazioni di servizi", perché nell'importo evidenziato nel conto economico con la voce "Produits des activitès" pari a 211.642 migliaia di euro sono compresi 55.930 migliaia di euro relativi al valore di cessione dei contratti dei calciatori, che al netto del valore contabile residuo pari a 10.296 migliaia di euro determina il conseguimento di plusvalenze per 45.634 migliaia di euro. La gestione della compravendita dei contratti dei calciatori (Valore di cessione contratti – valore contabile residuo – ammortamenti) è evidenziata separatamente e produce un risultato positivo di 19.659 migliaia di euro (20.648 migliaia di euro nel 2007). Il reddito operativo corrente, inclusa la gestione contratti calciatori, è positivo per 27.075 migliaia di euro (28.036 migliaia di euro nel 2007). Il risultato della gestione finanziaria (proventi e oneri finanziari è positivo per 3.601 migliaia di euro (nel 2007 era 764 migliaia di euro). L'utile netto di esercizio al 30/06/2008 si assesta attorno ai 20 milioni di euro in aumento rispetto ai 18,6 milioni del 30/06/2007.

I PROGETTI IMMOBILIARI - "GRAND STADE - OL LAND"
Il 24 settembre 2007, è stata confermata la localizzazione del progetto "OL Land" comprensivo del "Grand Stade", a Décines (Agglomeration Lyonnaise) sul sito di Montout su una superficie di 50 ettari. Anche se il 9 luglio 2008 durante l'iter burocratico è stato espresso un parere negativo in una commissione, si prevede comunque di realizzare il progetto avendo come orizzonte temporale il mese di maggio 2013, con l'obiettivo di far rientrare il "Grand Stade" tra gli stadi degli Europei del 2016, in considerazione della candidatura francese per tale manifestazione calcistica.
Il nuovo stadio fornirà una capacità di 60.000 posti (più di 6.000 posti Vip), inoltre dovrebbe ospitare eventi sportivi e concerti. Altri eventi quali seminari o convegni aziendali, saranno inoltre organizzati nelle strutture ricettive del sito. "OL Land" dovrebbe comprendere la sede sociale del Gruppo, un negozio "OL", il centro di allenamento, una sala dei trofei, un museo, un centro di divertimento, due alberghi, un parcheggio. Nel "Rapport Financier" è scritto che il progetto del nuovo stadio rispetta i parametri ambientali, è prevista la raccolta e la canalizzazione dell'acqua piovana e la copertura avrà pannelli fotovoltaici.
Nell'ambito di questo progetto, il Consiglio di Amministrazione ha istituito un comitato di investimento e ha deciso di istituire la società "Foncière du Montout", controllata al 100% da OL Groupe, che ha per oggetto l'acquisizione, la gestione e la rivendita di terreni oltre al funzionamento degli impianti sportivi. Inoltre, il comitato di investimento ha commissionato a Rothschild & Co uno studio sull'ottimizzazione del finanziamento relativo al progetto. Tra i "Rischi associati con il progetto per lo sviluppo del nuovo stadio e il suo finanziamento" si legge che il gruppo potrebbe trovarsi di fronte a difficoltà nell'ottenere il finanziamento necessario per la realizzazione dello stadio. Questo evento potrebbe provocare notevoli ritardi e costi aggiuntivi o, in situazioni estreme (come ad esempio l'impossibilità di ottenere il finanziamento necessario) potrebbe avere un effetto negativo sulla strategia, sull'attività, sulla situazione finanziaria e sui risultati del Gruppo. Questo rischio è stato evidenziato in quanto al momento della presentazione del progetto fu dichiarato che il costo totale del nuovo stadio si sarebbe aggirato attorno alla cifra di 250 milioni di euro e che il club poteva coprirne la metà, grazie anche all'operazione di collocamento in borsa il resto sarebbe stato coperto con la cessione dei diritti del nome e altri finanziamenti.
Luca Marotta
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto (tratta da http://ol-land.olympiquelyonnais.com/presse/com-20070920/lyon-aerial.jpg) la veduta notturna del progetto del nuovo stadio dell'Olympique Lyonnais

lunedì 24 novembre 2008

Inter Brand: il mistero del superdirettore ricoperto d’oro

La società che custodisce i marchi nerazzurri ha versato ben 223mila euro lordi solo in stipendi al suo dirigente: il suo nome non è indicato nel bilancio 2007/08. In totale, i tre dipendenti della controllata della squadra di calcio di Massimo Moratti sono costati 407 mila euro

Chi è il misterioso direttore di Inter Brand che percepisce uno stipendio lordo di oltre 223mila euro annui? La cifra è riportata nel bilancio al 30 giugno scorso, chiuso con un attivo di 95mila euro e depositato in Camera di commercio, della società che custodisce i marchi della squadra nerazzurra. Non è dato sapere il suo nome, visto che la società presieduta da AngeloMario Moratti, rampollo del presidente dell’Inter Massimo e consigliere di amministrazione di Internazionale spa, non lo ha reso noto nel documento contabile: neppure nelle visure c’è traccia. Egli percepisce mensilmente uno stipendio pari a 18623 euro: a ciò bisogna aggiungere 61mila euro in oneri sociali e circa 12mila per il tfr. In totale oltre 296mila euro. Qualche notizia sul suo rapporto di lavoro è contenuta nella relazione sulla gestione. In essa si spiega che «l’attuale organizzazione operativa della società è costituita da un direttore e da due addetti commerciali con contratti a tempo indeterminato». Riguardo alle attività, la relazione prosegue affermando che essi svolgono «quelle di licencing, di merchandising, di organizzazione di scuole calcio e di operazioni attraverso internet, ecc. ecc...». I due addetti hanno percepito complessivamente nel 2007/2008 82mila euro lordi: circa 41mila a testa, ossia 3400 euro mensili. A ciò vanno aggiunti 23mila euro per complessivi oneri sociali e altri 5700 euro per il tfr e 110 euro in altri costi. Costo azienda complessivo: 111mila euro. Se si sommano tutti le cifre sborsate per i tre dipendenti, Inter Brand ha speso 407mila euro. Costi comunque coperti, così come quelli complessivi di 11,6 milioni, dai 19,3 milioni di ricavi. A proposito di compensi, il documento contabile specifica che non sono stati destinati emolumenti ai componenti del consiglio di amministrazione.
Sempre riguardo al personale dipendente, alla voce “altri debiti” dello stato patrimoniale al 30 giugno scorso la società doveva una somma di 63mila euro verso di essi. A ciò bisogna aggiungere circa 23mila euro «per ferie e permessi non goduti maturate e non godute». Inoltre, Inter Brand ha evidenziato 40.600 euro in «debiti v/ collaboratori a progetto». Riguardo a questi ultimi, sono stati inseriti una serie di somme tra i costi: la nota integrativa le indica come sei tipi diverse di consulenze che «si riferiscono prevalentemente ai compensi a lavoratori autonomi occasionali e collaboratori a progetto». L’ammontare totale di esse è di poco più di un milione pari al 63% delle spese per «costi di prestazioni di servizi». Le più rilevanti sono quelle “varie” per 284mila euro, dove dovrebbero essere incluse le somme per le consulenze per il progetto del nuovo stadio, quelle per il centenario nerazzurro pari a 262mila euro, e quelle per le scuole calcio estive per 199mila euro. Nell’ultimo bilancio, Inter Brand non ha fornito ulteriori e più dettagliate notizie riguardo al nuovo stadio. Nel 2006/07, come riportato dal quotidiano Liberomercato il 23 febbraio scorso, era stato dato l’incarico di 36 mesi a «un professionista per lo sviluppo di un progetto che verifichi la possibilità di costruire un nuovo stadio».
Sempre riguardo alle consulenze, alla voce “ratei e risconti” è stata registrata una somma di 127mila euro per la realizzazione del marchio e degli eventi per il centenario dell’Inter. Stando al precedente bilancio di Inter Brand, tale iniziativa fu affidata alla Oliviero Toscani Progetto La Sterpaia, società dell’omonimo celebre fotografo. Nella relazione sulla gestione si cita un’altra personalità della cultura, Gabriele Salvatores: la Red House Produzioni, che il regista possiede pariteticamente al 25% assieme a una delle figlie del presidente Massimo Moratti, Maria Carlotta, e due altri azionisti, ha ottenuto 300mila euro. Questa cifra costituisce il «saldo della somma omnicomprensiva complessiva di euro 400.000 per l’incarico» concesso alla società di produzione cinematografica, «per la realizzazione di un documentario avente a oggetto l’attività sociale e di promozione del gioco del calcio svolta nel mondo tramite il programma Intercampus Estero».
Il bilancio di Inter Brand mostra un rapporto molto ben consolidato con il gruppo editoriale Rcs. Tra i 122 milioni di risconti passivi, ossia anticipo ricavi futuri (in gran parte canoni per licenza d’uso del marchio Inter verso la controllante), è indicata una cifra complessiva di 777mila euro incassata da “altri licenziatari”. La quota a medio/lungo termine di quest’ultima, pari oltre 438mila euro, «si riferisce principalmente a tre contratti di licenza del marchio – si legge nella nota integrativa – per la produzione e la commercializzazione di Dvd, medaglie dorate celebrative dell’Inter e dell’opera multimediale “La grande storia dell’Inter”, stipulati con la società Rcs Quotidiani spa, con scadenza rispettivamente il 30 aprile 2012, il 19 aprile 2012 e 18 settembre 2010».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Il marchio dell'Inter è tratto da http://www.inter.it/

venerdì 21 novembre 2008

Taranto, bilancio in rosso ma per sopravvenienza

Al 30 giugno 2007 i ricavi della squadra pugliese superavano i costi per 495mila euro. Nonostante questo risultato positivo, l’esercizio si è concluso con una perdita di 38.500 euro a causa delle componenti straordinarie derivanti dal fallimento del 2004

Taranto Sport in perdita, ma soltanto per sopravvenienza. Il bilancio depositato in Camera di Commercio al 30 giugno 2007 della società pugliese, ritornata in C1 (adesso Prima divisione della Lega Pro) dopo due anni di militanza nella categoria inferiore, presenta un conto costi-ricavi in confortante attivo per 495mila euro e in netto aumento rispetto ai 45mila euro dell’anno precedente. Ma se la gestione caratteristica è stata positiva, non lo è stata altrettanto quella straordinaria che si è chiusa con un passivo di 456mila euro: il risultato di esercizio è stato negativo per 38.500 euro, mentre al 30 giugno 2006 era in attivo per circa 12mila euro: la perdita è stata rinviata dall’assemblea dei soci, si legge nella nota integrativa, "al futuro esercizio". Il patrimonio netto, ossia i mezzi propri, è positivo per 228mila euro, in lieve discesa dai precedenti 266mila.
Scendendo in dettaglio, i conti sono stati intaccati innanzitutto da una sopravvenienza passiva di 296mila euro riguardante, stando alla nota integrativa, "prevalentemente a costi relativi alle vertenze dei vecchi tesserati derivanti dalla fallita Società Taranto Calcio srl, nonché al costo dell’esercizio provvisorio del Fallimento Taranto Calcio srl addebitato alla Taranto Sport srl". Oltre a ciò, vi sono 167mila euro per altri oneri straordinari che hanno inciso sul risultato finale. L’obiettivo del monitoraggio dei conti, riproposto anche per l’anno successivo dal consiglio di amministrazione nella relazione sulla gestione, è dunque stato raggiunto considerato che il passivo deriva da fattori non ripetibili. Sul bilancio della stagione 2007/08 del "magico" (come lo chiamano i suoi tifosi), in cui ha ancora militato in C1, potrebbe però pesare l’incognita delle ripetute chiusure dello stadio "Erasmo Jacovone" che genererebbero incassi inferiori al botteghino. Ma per adesso, in attesa dell’eventuale promozione in serie B attesa da tanti anni, si può dire che il glorioso e coriaceo Taranto è risorto dalle ceneri del crac del 2004.
Nei 3,08 milioni di euro di ricavi spiccano i circa 1,5 milioni dei proventi da sponsorizzazioni. I principali sostenitori economici del Taranto sono tutte aziende del territorio: la Siel Euro Impianti (500mila euro), Soluzioni Pubblicità e Marketing (365.500 euro) che è anche la concessionaria pubblicitaria dello stadio, Peroni (140mila) e Ilva (240mila). A esse si è aggiunto lo sponsor tecnico Umbro (62mila euro). Confortanti i 902mila euro di incassi ottenuti dalla vendita biglietti, in aumento del 51,54% rispetto alla stagione precedente, a cui vanno sommati poco più di 118mila euro in abbonamenti. Nella relazione sulla gestione è spiegato che ciò è dovuto all’incremento del prezzo dei tagliandi effettuato dopo il salto di categoria. La società ha incassato soltanto mille euro da plusvalenza calciatori. Nella nota integrativa si spiega che al 30 giugno 2007 "si è provveduto a stornare l’immobilizzazione relativa all’unico giocatore acquisito a titolo oneroso e completamente ammortizzato". Durante la stagione la società di Vito Blasi "ha acquistato diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori – prosegue la nota del documento contabile – per un totale di 1.500,00 euro completamente ammortizzati in quanto il contratto aveva durata annuale. Gli altri giocatori ingaggiati erano svincolati e quindi contrattualizzati a parametro zero". Dunque il patrimonio calciatori risultava molto esiguo: di conseguenza, gli ammortamenti relativi sono stati scarsi pari a 6900 euro. Riguardo ai costi, spiccano i 939mila euro (+76,40%) per servizi e i 556mila per gli stipendi dei calciatori (+17,7%).
Lo stato patrimoniale presenta un equilibrio tra crediti e debiti di 105mila euro. Nello stato debitorio spiccano i 500mila euro dovuti al fisco (218mila nel 2005/2006)e i 436mila ai fornitori (123mila in precedenza).
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto, tratta da http://www.worldstadiums.com/, lo stadio "Erasmo Jacovone" di Taranto

giovedì 20 novembre 2008

Processo Lotito: Pm critica Consob perché non è parte civile

Secondo il magistrato Laura Pedìo il comportamento della commissione di vigilanza è «contraddittorio» poiché «aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo»

Il pm Laura Pedìo chiede che il presidente della Lazio Calcio Claudio Lotito e l'imprenditore Roberto Mezzaroma siano condannati rispettivamente a 20 e a 16 mesi (20 mila euro di multa a entrambi) per l'aggiotaggio sui titoli azionari della società biancazzurra avvenuto nel 2005. Ma la rappresentante d'accusa verso la fine della sua requisitoria rileva la mancata costituzione parte civile della Consob definendo «contraddittorio» il comportamento dell'organo di vigilanza «che aveva prospettato l'esistenza di un patto parasociale, ma poi non era andato fino in fondo». «I patti parasociali hanno delle conseguenze penali» aggiungeva il pm ricordando: «La magistratura è indipendente anche dagli organi di vigilanza». Pedìo ai giudici della seconda sezione penale ha chiesto di affermare un principio di diritto importante al fine di penalizzare le condotte fradudolente. «Lo faccio a tutela del mercato e della trasparenza e anche dei piccoli azionisti il cui esposto ha reso possibile la celebrazione di questo processo. Le regole vanno rispettate da tutti, a cominciare dagli imprenditori che si presentano come salvifici». Secondo l'accusa, Claudio Lotito avrebbe acquisito il pacchetto di azioni della Lazio attraverso l'interposizione fittizia di Roberto Mezzaroma, imprenditore e zio di sua moglie. Lotito avrebbe dovuto lanciare un'offerta pubblico di acquisto ma non lo fece perchè, sempre secondo il pm, avrebbe pagato le azioni il 93 per cento in più, cioè 0,71 centesimi di euro invece di 0,39.
«In questa storia non ci sono santi, nè eroi ma imprenditori mossi esclusivamente da interessi economici» dice il pm ricordando che Capitalia aveva in quel momento assoluto bisogno di sbarazzarsi dei titoli della Lazio Calcio. La Lazio aveva gravitato nell'area della Cirio attraverso le società di Sergio Cragnotti e la rappresentante dell'accusa ha ricordato che il presidente della Banca di Roma all'epoca dei fatti Cesare Geronzi risulta indagato per il crac Cirio. A carico dei due imputati per il pm «ci sono indizi univoci, precisi e concordanti». La differenza tra le richieste di pena per i due sta nel fatto che «fu Lotito a preparare, studiare e strutturare l'operazione». Per Andrea Uslenghi, legale di Lotito, «l'opa non era obbligatoria, l'idoneità della condotta per alterare il valore del titolo in modo sensibile deve essere concreta». L'avvocato, che ha chiesto l'assoluzione per Lotito, rileva inoltre una contraddizione nella requisitoria del pm: «Come fa a fidarsi della Consob quando fissa il prezzo delle azioni per poi censurare le scelte processuali dello stesso organismo di vigilanza?». Il processo riprenderà il prossimo 9 dicembre con la difesa di Mezzaroma. Il pm replicherà il 14 gennaio quando ci sarà la sentenza.
Fonte: Apcom

martedì 18 novembre 2008

Il Pm: «condannate Lotito per aggiotaggio»

Il titolare dell'accusa, Laura Pedio, ha chiesto un anno e otto mesi per il presidente della Lazio.  La vicenda, in discussione al Tribunale di Milano, riguarda l'acquisto delle azioni della squadra effettuato da Roberto Mezzaroma, per il quale il magistrato ha chiesto un anno e quattro mesi, per evitare che il numero uno biancoceleste lanciasse un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria

Il pm di Milano Laura Pedio ha chiesto la condanna a 1 anno e 8 mesi per Claudio Lotito, presidente della società calcistica Lazio, accusato di aggiotaggio insieme all'imprenditore Roberto Mezzaroma per il quale l'accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi. Entrambi dovranno versare, in caso di condanna, 20mila euro. Una richiesta quella avanzata dal pm perché Mezzaroma avrebbe acquistato azioni della Lazio per conto di Lotito per evitare che il presidente della Lazio fosse costretto a lanciare un'Opa obbligatoria. «Nella sostanza Lotito è sempre stato titolare di quelle azioni» e per il pm tale scambio ha prodotto una «condotta artificiosa che crea sul mercato una falsa apparenza». L'acquisto crea secondo l'accusa «un'azione ingannatrice: un'apparenza di titolarità, un accordo interpositorio che di fatto occulta il vero titolare delle azioni». Se nel giugno 2006 Lotito avesse direttamente acquistato le azioni da Capitalia sforava il 30% e aveva l'obbligo di lanciare l'Opa, è la teoria del pm. Il presidente della Lazio ha creato così un'operazione price sensitive per un titolo quotato, spiega in Aula il pm. Per la Pedio quello che Lotito e Mezzaroma creano è un inganno al mercato. «Lotito era perfettamente consapevole che avrebbe dovuto lanciare l'Opa. Non è pensabile che Mezzaroma non abbia cercato, prima dell'acquisto dei titoli Lazio, un contatto col marito di sua nipote».
Mezzaroma prima dell'inizio della requisitoria ha sostenuto davanti ai giudici la sua indipendenza. Ha fatto delle dichiarazioni spontanee e ha spiegato la sua scelta di comprare titoli della società Lazio «per lanciare sul mercato la propria immagine di imprenditore». Mezzaroma sostiene di aver fatto quell'acquisto «autonomamente. Né Lotito né terzi hanno influenzato la mia decisione'' ha concluso prima di tornare a sedersi tra i banchi. Per il pm, però, «c'è una coincidenza di date» e un passaggio di denaro chiaro, secondo l'accusa, tra Lotito e l'imprenditore romano.
Per l'accusa ci sarebbero le prove che Mezzaroma acquista «solo formalmente le azioni Lazio. Il centro di interesse è Lotito le cui dichiarazioni non sono credibili perché nega l'evidenza, nega di avere timore di un'Opa ostile ma afferma di non avere i soldi per fare un'Opa». Se per la Consob esiste un accordo parasociale l'accusa parla di «un'interposizione pura e semplice» tra il presidente della Lazio e lo zio di sua moglie. Per il pm «l'organo di vigilanza ha un atteggiamento contraddittorio: prospetta un patto parasociale senza arrivare alle estreme conseguenze e denuncia Lotito per violazione dell'obbligo di vendere la quota». Un atteggiamento che non frena la magistratura. Per Lotito e Mezzaroma la condotta è fraudolenta secondo l'accusa perché «creano confusione e inganno sul mercato. Il mercato ha delle regole e devono essere rispettate da tutti quelli che operano sul mercato, anche da chi si è presentato come imprenditore salvitico». Per l'accusa «non ci sono né santi né eroi in questo processo ma solo imprenditori che perseguono interessi economici» ma i ruoli dei due imputati «non sono paragonabili: Mezzaroma è in una posizione diversa. L'operazione è strutturata e gestita da Lotito che aveva l'obbligo di rilevare la quota Capitalia nella società Lazio».
Fonte: Adnkronos
Ultim'ora: la sentenza è attesa per il 14 gennaio

Ecco quanto brucia l’Inter

L’analisi dettagliata sul bilancio 2007/08 rileva flussi finanziari generati dalla gestione corrente negativi per circa 200 milioni di euro, così come risultano negativi quelli dell'attività di investimento per 38,17 milioni di euro

Dall'analisi dei rendiconti finanziari di F.C. Internazionale Milano Spa relativa agli esercizi 2006/2007 e 2007/2008 emerge che c'è stato un surplus di uscite finanziarie complessive di euro di 378 milioni di euro di cui 238 nel 2007/2008 e 91 milioni di euro nel 2006/2007 oltre a 49 milioni di rimborsi prestiti. Sembrerebbe che questo surplus di uscite sia stato coperto per l'importo di 312 milioni di euro da parte dei soci, mentre per la parte residua si è avuto un incremento dei debiti verso banche (evidentemente per ottenimento di prestiti) per circa 36 milioni e l'ulteriore parte residua è stata coperta con il decremento delle disponibilità liquide tra il 30/06/2006 e il 30/06/2008 pari a circa 30 milioni. Ovviamente considerando i due esercizi insieme.
Se F.C. Internazionale Milano Spa nei prossimi esercizi non produrrà utili, ma produrrà perdite, possiamo affermare che ben difficilmente i soci vedranno rientrare i loro soldi. La società nerazzurra ha chiuso l'esercizio 2007-2008, con una perdita di 148.271 migliaia di euro. I flussi finanziari generati dalla gestione corrente risultano negativi per 199.854 migliaia di euro, anche i flussi finanziari generati dall'attività di investimento risultano negativi per 38.170 migliaia di euro, i flussi finanziari generati dall'attività di finanziamento risultano pari a 242.306 migliaia di euro, nonostante tale enorme afflusso di denaro derivante da attività di finanziamento, l'incremento delle disponibilità liquide è stato pari soltanto a 4.281 migliaia di euro. Di conseguenza nell'esercizio 2007/2008 l'attività corrente di esercizio e l'attività di investimento hanno determinato un surplus di uscite finanziarie rispetto all'entrate e tale squilibrio è pari a circa 238 milioni di euro. Questi 238 milioni sono stati coperti con un flusso finanziario netto derivante da attività di finanziamento, verificatosi durante l'esercizio, di 242 milioni di euro che ha permesso un incremento delle disponibilità liquide pari a 4 milioni di euro.
Il saldo netto del flusso finanziario pari a 242 milioni è dato dalla somma algebrica di quanto segue: incremento dei debiti verso banche per 36,7 milioni da 205 milioni di apporti di capitale meno un trascurabile rimborso ad altri finanziatori per 105 mila euro. Questo significherebbe 205 milioni di euro dovrebbero essere usciti dal portafoglio degli azionisti, con la speranza che un giorno ritornino alla base.
Anche i flussi finanziari generati dalla gestione corrente, negativi per 199.854 migliaia di euro, derivano da una somma algebrica tra i flussi finanziari generati dalla gestione reddituale negativi per 108.788 migliaia di euro più i flussi generati dalle variazioni dell'attivo corrente per 22.743 migliaia di euro e i flussi generati dalle variazioni del passivo corrente per 68.343 migliaia di euro.
Per l'esercizio 2006-2007, i flussi finanziari generati dalla gestione corrente risultavano negativi per 36.466 migliaia di euro, anche i flussi finanziari generati dall'attività di investimento risultavano negativi per 55.099 migliaia di euro, i flussi finanziari generati dall'attività di finanziamento risultavano pari a 57.649 migliaia di
euro il decremento delle disponibilità liquide è stato pari 33.916 migliaia di euro. Tradotto in parole povere significa che solo nell'esercizio 2006/2007 l'attività corrente di esercizio e l'attività di investimento hanno determinato un surplus di uscite finanziarie rispetto all'entrate e tale squilibrio e pari a 91 milioni di euro. Questi 91 milioni sono stati coperti con un flusso finanziario netto derivante da attività di finanziamento, verificatosi durante l'esercizio, di 57 milioni di euro e con una riduzione delle disponibilità liquide di 34 milioni di euro ("cassa bruciata") esistenti al 30/06/2006.
Il saldo netto del flusso finanziario pari a 57 milioni è dato dalla somma algebrica di quanto segue: 36,6 milioni da versamento in conto futuro aumento di capitale più 70 milioni come risorse finanziarie prodotte per effetto della fusione con Inter Capital meno 43,7 milioni di finanziamenti rimborsati alle banche meno 5,2 milioni di euro restituiti ad altri finanziatori.
Per quanto riguarda i 70 milioni bisogna ricordare che l'assemblea di Inter Capital S.r.l. successivamente incorporata in Internazionale Milano F.C. spa, aveva deliberato un aumento di capitale sociale in denaro per un importo di Euro 70 milioni; tale aumento di capitale fu integralmente sottoscritto e successivamente versato da Internazionale Holding srl.
Anche i flussi finanziari generati dalla gestione corrente, negativi per 36.466 migliaia di euro, derivano da una somma algebrica tra i flussi finanziari generati dalla gestione reddituale negativi per 54.766 migliaia di euro più i flussi generati dalle variazioni dell'attivo corrente per 10.372 migliaia di euro e i flussi generati dalle variazioni del passivo corrente per 28.762 migliaia di euro.
Se sommiamo al fabbisogno di cassa generato dalla gestione corrente e dall'attività di investimento pari a 91 milioni le uscite per rimborsi di prestiti pari a 48,9 milioni di euro; possiamo concludere affermando che senza toccare le disponibilità liquide esistenti al 30/06/2006 bisognava mettere mani al portafoglio dei soci o chiedere
finanziamenti per circa 140 milioni. In questo caso si è preferito ridurre le disponibilità liquide esistenti da 34.055.698 euro del 30.06.2006 a 139.819 euro del 30.06.2007 ed iniettare solo 106,6 milioni di mezzi propri.
Luca Marotta
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 14 novembre 2008

Mancini pesa sui conti in rosso dell’Inter

Il presidente Massimo Moratti ha spiegato nel verbale di assemblea del 3 novembre scorso, che ha approvato i conti 2007/08, che la perdita di 148,3 milioni è stata generata da quattro motivazioni. Tra esse, è compreso l’«accantonamento degli stipendi per la stagione 2008/2009» dell’ex tecnico e del suo staff per 10,2 milioni

Se l’Inter ha perso 148,3 milioni nel bilancio 2007/08, ciò è dovuto anche alle spettanze dovute a Roberto Mancini e ai suoi collaboratori. La spiegazione è fornita dal presidente nerazzurro e azionista di maggioranza (tramite Internazionale Holding) Massimo Moratti nel verbale dell’assemblea del 3 novembre scorso che ha approvato i conti della passata stagione e ha ripianato il passivo, che si è ridotto di 58,6 milioni rispetto ai 206,8 milioni del 2006/07. I soci, considerato che il capitale sociale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, hanno svolto una «riduzione del capitale sociale ad euro 7.203.759» e una ricapitalizzazione per «massimi euro 86.565.557». Il numero uno nerazzurro, riconfermato nella stessa assise sociale, afferma nel documento che «l’importante perdita al 30 giugno 2008 (euro 148.000.000 circa) è dovuta in via principale» a quattro motivazioni. Riguardo all’ex tecnico specifica che è stato effettuato un «accantonamento degli stipendi per la stagione 2008/2009 e del suo staff». La cifra riguardante questa posta prudenziale è pari a 10,2 milioni (in vecchie lire, circa 20 miliardi) ed è indicata nel fondo rischi e nei costi della produzione per «oneri futuri relativi a personale tecnico esonerato prima dell’inizio della nuova stagione sportiva». Ciò vuol dire che la società di via Durini corrisponderà regolarmente lo stipendio per la stagione attuale al “Mancio” e a tutti i suoi collaboratori. Inoltre, potrebbe significare che, allo stato attuale, non esistono controversie legali tra l’Inter e il predecessore di Josè Mourinho, almeno per quanto riguarda le spettanze fino al 30 giugno 2009.
Riguardo alla vicenda dell’esonero, il vicepresidente Rinaldo Ghelfi la illustra nella relazione sulla gestione, avvenuta «alla fine del mese di maggio, al termine quindi della stagione sportiva appena conclusa». Dopo il ringraziamento a Mancini, nella relazione si legge che «tale esonero, effettuato prima del ritiro estivo per la preparazione della nuova stagione sportiva ha consentito di pianificare al meglio la scelta della nuova guida tecnica. Il tesseramento avvenuto nel mese di giugno del sig. Josè Mourinho, affermato professionista con un consistente palmares a livello internazionale, ha consentito la pianificazione per il completamento della rosa della prima squadra per il mantenimento della società a livelli altamente competitivi».
Riguardo alla rosa dei calciatori, Moratti nel verbale di assemblea specifica che ha inciso per tre motivazioni sul risultato finale in rosso. Innanzitutto per l’«aumento dei costi onerosi della campagna trasferimenti, mantenutasi a livelli di prestigio». Il presidente ha sottolineato nel documento che i valori dei diritti alle prestazioni dei calciatori (comunemente ancora chiamati cartellini) «sono iscritti sulla base del loro costo storico, al netto delle quote di ammortamento effettuate annualmente». Moratti sottolinea che «il valore iscritto in bilancio, anche per i giocatori di grande pregio e prestigio, è frequentemente assai modesto e di molto inferiore alle quotazioni che il mercato esprime per i medesimi giocatori». Il valore storico è pari a 99 milioni: «una valutazione più aderente al valore di mercato corrente – si legge ancora nel verbale – riscontrata tramite offerte effettivamente ricevute ed analisi settoriali, fa ritenere il valore di mercato superiore di 3/4 volte il valore esposto in bilancio». Secondo questa affermazione di parte del presidente nerazzurro, il valore del parco giocatori dell’Inter ammonterebbe a 396 milioni.
L’Inter non riesce a contenere i costi per il personale, che riguardano quasi completamente i tesserati, dovuti «all’inserimento nella prima squadra di importanti calciatori – recita il verbale di assemblea – all’adeguamento dei contratti di alcuni calciatori ed allo stanziamento dei premi relativi alla vittoria del campionato 2007/2008». Al 30 giugno scorso essi si sono incrementati del 12,06%, in valore assoluto circa 19 milioni, passando a 175,6 milioni: circa 130 milioni sono per giocatori (117,2 milioni nel 2006/07), quasi 12 milioni per allenatori e tecnici (12,5 milioni), mentre i premi per il rendimento sono lievitati dai precedenti 21,7 a 28,1 milioni. Il quarto e ultimo motivo del rosso di bilancio, riguarda l’«importo degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei calciatori stanziati per complessivi euro 35.000.000».
Ad ogni modo, Moratti ha intenzione sempre di supportare la squadra nerazzurra. Oltre alla nota integrativa, ciò è ribadito nella relazione della società di revisione Deloitte & Touche e in quella del collegio sindacale. In quest’ultima si legge che «successivamente al 30 giugno 2008, il socio di riferimento, per il tramite della controllante Internazionale Holding srl ha proceduto ad effettuare versamenti a titolo di capitale per complessivi euro 24,5 milioni (relativi all’aumento di capitale già deliberato dall’assemblea degli azionisti del 27 dicembre 2007), nonché un versamento di euro 20 milioni in conto copertura perdita. E’ inoltre previsto un ulteriore versamento di euro 24 milioni relativo al sopracitato aumento di capitale già deliberato, e già effettuato nel mese di ottobre 2008».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Si ringrazia Luca Marotta per la cortese collaborazione
Nella foto Roberto Mancini (tratta da http://www.interfc.it)

lunedì 10 novembre 2008

Ecco il modello inglese: immobili, merchandising, diritti tv e dividendi

Riceviamo e pubblichiamo un interessante studio sul bilancio 2008 del Tottenham, club di seconda fascia quotato alla Borsa di Londra con un patrimonio netto di circa 58 milioni di euro. Evidenti le differenze con Roma, Juve e Lazio presenti a Piazza Affari: l'indebitamento di circa 170 milioni è destinato al progetto di sviluppo immobiliare (stadio, negozi e abitazioni). Inoltre presenta una minore incidenza degli introiti televisivi e le plusvalenze calciatori non sono incluse nei ricavi ordinari

La lettura dei risultati finali per l'anno chiuso al 30 giugno 2008, pubblicati e comunicati alla Borsa di Londra il 30 ottobre 2008, ci permette di scrivere qualche appunto che potrebbe tornare utile quando si commentano i risultati economici, finanziari e patrimoniali delle nostre società di calcio. L'esposizione dei risultati finali è accompagnata dal "Chairman's Statement 2008" a firma del presidente del club Daniel Levy e dal "Financial Review" a firma del Finance Director M. J. Collecott. Bisogna tener anche presente, che il Tottenham Hotspur, pur essendo quotato in Borsa, non è un club di prima fascia, cui appartengono Manchester United, Chelsea, Liverpool e Arsenal.
In sintesi, a prima vista, emergono due notevoli differenze con le squadre di calcio italiane: una minore incidenza dei ricavi da diritti TV sui ricavi totali e la notevole presenza di investimenti immobiliari. La stagione 2007-2008 oltre a rappresentare il 125° anno di attività degli "Spurs", ha visto il trionfo del Tottenham nella Coppa di Lega Inglese denominata Carling Cup al Wembley Stadium contro il Chelsea, mentre per quanto riguarda la Premier League, il club londinese è giunto all'undicesimo posto.
Il giro d'affari è stato pari a 114.788 migliaia di sterline con un incremento di circa l'11% rispetto al 30 giugno 2007. Considerando un cambio euro/sterlina pari a 0,80, il fatturato in euro ammonta a circa 143 milioni di euro. Il conto economico consolidato evidenzia che l'utile netto si è ridotto da 19.158 migliaia di sterline a 969 mila sterline.
La composizione del fatturato, calcolata in migliaia di sterline, è la seguente:
ricavi da Premier League 18.274 (15,92%)
ricavi dalle Coppe 10.341 (9.01%)
ricavi da sponsor 27.778 (24,20%)
ricavi da TV e media 40.329 (35,13%)
ricavi da merchandising 9.723 (8,47%)
altri ricavi 8.343 (7,07%)
Rispetto al 2007, sono i ricavi relativi ai diritti TV che hanno registrato il maggiore incremento in valore assoluto, infatti, nella presentazione dei risultati finanziari si legge che si è verificato un aumento sostanziale dei ricavi da TV e radiodiffusione del 20% assestandosi a circa 40,3 milioni di sterline (nel 2007 erano 33,7 milioni). Da ricordare che in Inghilterra la vendita dei diritti TV è centralizzata. E' anche molto importante evidenziare che tra i ricavi ordinari pari a 114,8 milioni di sterline non sono comprese le plusvalenze relative alle cessioni dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori, che sono evidenziate a parte nella voce "Profit on disposal of intagible fixed assets" per l'importo di 16,4 milioni di sterline (pari a circa 20,5 milioni di euro NDR), come sappiamo tale voce nei bilanci delle nostre società calcistiche è fondamentale, se non addirittura "salvifica". Se consideriamo anche i proventi finanziari pari a 1,8 milioni di sterline, i componenti positivi di reddito ammontano complessivamente a 132,9 milioni di sterline, che al cambio di 0,80 corrispondono a circa 166 milioni di euro. Di conseguenza l'incidenza dei proventi da diritti TV sui componenti positivi di reddito è del 30,33% (La media delle squadre italiane si aggira all'incirca attorno al 46% NDR).
Lo Stato Patrimoniale consolidato al 30 giugno 2008 del Tottenham Hotspurs PLC, presenta un totale dell'attivo patrimoniale pari a 217.194 migliaia di sterline a fronte di un patrimonio netto di 42.610 migliaia di sterline (pari al 19,62% del totale dell'attivo) e debiti per un totale di 174.584 migliaia di sterline, pari all' 80,38% del totale dell'attivo. Lo Stato Patrimoniale consolidato al 30 giugno 2007, invece, presentava un attivo patrimoniale pari a 181.463 migliaia di sterline a fronte di un patrimonio netto di 46.128 migliaia di sterline (pari a 57,7 milioni di euro NDR), pari al 25,42% del totale dell'attivo, e debiti per un totale di 135.335 migliaia di sterline (circa 170 milioni di euro NDR), pari al 74,58% del totale dell'attivo. Sia nel bilancio al 30 giugno 2007 che nel bilancio al 30 giugno 2008 i debiti o elementi del passivo hanno superato il fatturato e precisamente: nel 2007 sono pari al 131,28% del fatturato, mentre nel 2008 con un trend in ascesa sono pari al 152,09%.
Nel dettaglio l'attivo dello Stato patrimoniale espone: attività non correnti per 136,5 milioni di sterline (nel 2007 erano 122,1 milioni) e attività correnti pari a 80,6 milioni di sterline (nel 2007 erano 59,3 milioni). Il passivo dello stato patrimoniale espone: passività correnti per 90,8 milioni di sterline (nel 2007 erano 72,1 milioni) e passività non correnti per 83,6 milioni di sterline (nel 2007 erano 63,1 milioni). Dividendo le passività correnti al netto delle attività correnti per il fatturato si ha una percentuale dell'8,93% (nel 2007 era 12,44%). I movimenti più significativi nello stato patrimoniale sono dovuti al grande investimento che il gruppo ha fatto per l'acquisizione di proprietà immobiliari nei pressi dello stadio White Hart Lane in funzione del progetto nuovo stadio. Di conseguenza, immobili, impianti e macchinari sono aumentati da 51,1 milioni a 74,1 milioni di sterline, di cui 4,9 milioni riguardano onorari professionali.
Nelle immobilizzazioni immateriali emergono gli investimenti per la rosa dei calciatori. Durante l'esercizio 2007-2008 il Club ha acquistato i seguenti calciatori: Jonathan Woodgate, Alan Hutton, Younes Kaboul, Kevin-Prince Boateng, Chris Gunter, Gilberto, Daniel Rose e Yuri Berchiche per un esborso di 32,7 milioni di sterline, mentre Jermain Defoe, Ahmed Hossam Mido, Reto Ziegler, Emil Hallfredsson, Mark Yeates, Phil Ifil, Lee Barnard e Wayne Routledge hanno lasciato il club durante l'esercizio per un prezzo di vendita complessivo di 18,8 milioni di sterline.
La campagna di rafforzamento per la stagione 2008-2009 ha visto un esborso in uscita per un totale di 78.0 milioni di sterline. Queste acquisizioni sono compensate in parte da 73,7 milioni di sterline per cessioni effettuate in estate durante la campagna di trasferimenti. Nell'importo di 78 milioni di sterline figurano i seguenti acquisti: Luka Modric, Giovani Dos Santos, Heurelho Gomes, Cesar Sanchez, Vedran Corluka, Roman Pavlyuchenko e David Bentley. Nell'importo relativo alle cessioni di 73,7 milioni di sterline figurano: Radek Cerny, Joe Martin, Robbie Keane, Dimitar Berbatov, Pascal Chimbonda, Teemu Tainio, Steed Malbranque, Younes Kaboul, Anthony Gardner, Paul Robinson, Tommy Previsione e Young-Pyo Lee. Tra l'altro a stagione appena iniziata, a causa degli scarsi risultati di avvio stagione, è stato avvicendato l'allenatore Juande Ramos con Harry Redknapp. Nel Financial Review si legge inoltre che come conseguenza della campagna di rafforzamento della rosa dei calciatori, gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali sono aumentati di 18,1 milioni di sterline assestandosi a 37 milioni di sterline.
Per quanto riguarda le spese operative considerate al netto della gestione relativa alla commercializzazione dei calciatori ("Football trading"), si evidenzia un aumento di 14 milioni di sterline, assestandosi a 87,3 milioni di sterline. Tale aumento viene giustificato dall'aumento degli stipendi dei calciatori dovuto all'allargamento della rosa e a costi una tantum per l'avvicendamento del "coaching staff".
Le plusvalenze relative alle cessioni di immobilizzazioni immateriali ammontano a 16,4 milioni di sterline, comprendendo 7,9 milioni relativi alla vendita di Jermain Defoe al Portsmouth. Altre significative cessioni riguardano Ahmed Hossam Mido al Middlesbrough e Reto Ziegler alla Sampdoria, che hanno generato rispettivamente una plusvalenza di 2,3 milioni di sterline e 0,9 milioni. Un'ulteriore plusvalenza di 3,4 milioni di sterline si è registrata in relazione al trasferimento di Michael Carrick al Manchester United. Il risultato operativo con esclusione della gestione "Football Trading" risulta positivo per 27, 4 milioni di sterline, includendo la gestione "Football Trading" si riduce a 6,8 milioni di sterline.
GESTIONE COMMERCIALE
I due principali partner commerciali sono Mansion e lo sponsor tecnico Puma. L'accordo con Mansion si estende per ulteriori due stagioni, mentre quello con Puma per altre tre. Il club vanta delle partnership con BT, Thomas Cook e Carlsberg. Il fatturato della gestione merchandising è cresciuto del 38% da 7 milioni di sterline si è passati 9,7 milioni di sterline. Il fatturato del negozio on-line è cresciuto dell'88%. Il sito web riceve regolarmente oltre 1 milione di visite al mese.
RENDICONTO FINANZIARIO
I flussi finanziari generati dall'attività operativa risultano positivi per l'importo di 29,5 milioni di sterline, nonostante la contrazione del risultato operativo.I flussi finanziari derivanti dall'attività di investimento sono negativi per 37,1 milioni di sterline. I flussi finanziari derivanti dall'attività finanziaria ammontano a 14,6 milioni di sterline. Da segnalare l'ottenimento di un prestito garantito di 20 milioni di sterline. La variazione incrementativa delle disponibilità liquide è stata di 7 milioni di sterline. Secondo il presidente del Tottenham Hotspur Daniel Levy il livello di indebitamento netto assestatosi a 14,6 milioni di sterline rimane basso nonostante la notevole spesa per la rosa calciatori e gli investimenti immobiliari. L'indebitamento netto dell'esercizio rappresenta il 33,10% degli impieghi effettuati durante l'esercizio stesso.
POLITICA DEL DIVIDENDO
Nonostante la riduzione dell'utile è stato proposto di pagare lo stesso dividendo dell'esercizio precedente, con un esborso previsto in 3,7 milioni di sterline. La data di stacco proposta è il 16 gennaio 2009.
I PROGETTI DI INVESTIMENTO
Per quanto riguarda i progetti di investimento, si evidenzia che il progetto del centro sportivo di allenamento ha ricevuto le necessarie autorizzazioni nel 2008 e l'inizio lavori è previsto per il 2009. Il nuovo centro sportivo di allenamento si svilupperà su di una superficie di 68 acri. E' stato anche annunciato l'intenzione di rimanere nel quartiere di Londra, attraverso la realizzazione del progetto Northumberland di livello mondiale. Esso incorpora un nuovo stadio con una capacità di 60.000 posti, il museo del club, nuovi negozi, ristoranti, case e un importante spazio pubblico destinato alla comunità. La scelta di rimanere nel borgo di Haringey è stata molto apprezzata dalle Autorità locali. La necessità che ha reso imprescindibile la scelta di costruire un nuovo stadio risiede nella presenza di una lista d'attesa per gli abbonamenti di oltre 22,000 persone ed un numero di aderenti al programma Hotspur membership salito ad oltre 70,000. Nel corso degli ultimi 5 anni sono stati spesi 44 milioni di sterline per acquisire terreni e proprietà residenziali per raggiungere la superficie critica necessaria al nuovo progetto. Il nuovo stadio sarà costruito vicino all'attuale stadio White Hart Lane (36.244 posti). Secondo il presidente Daniel Levy il piano per la realizzazione del nuovo stadio si avvierà il prossimo anno, durante il quale inizierà l'iter burocratico per ottenere le necessarie autorizzazioni, per puntare ad essere pronto per l'anno 2013.
Luca Marotta
(Dottore Commercialista - Bari)

In esclusiva per "il pallone in confusione"
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

Si prega di non intasare le caselle di posta elettronica con spam pubblicitario e di altro tipo (come appelli politici). Questo sito tratta solo di calcio, finanza del calcio e di argomenti affini. Ogni abuso sarà punito.

Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati