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domenica 5 ottobre 2008

ESCLUSIVO/L’Antitrust: Filmauro è di Aurelio De Laurentiis

In un provvedimento del 1998, l’Autorità ha accertato che il 90% della casa cinematografica, coperto dalla fiduciaria Romafides, è posseduto dall’imprenditore. Di conseguenza anche il Napoli è di sua proprietà: sono così spazzati via tutti i dubbi sul controllo societario

La Filmauro è di Aurelio De Laurentiis: lo è quindi anche il Napoli. L’affermazione sembrerebbe banale e scontata, ma non è così. Nelle visure societarie, effettuabili presso la Camera di Commercio, della casa cinematografica, a sua volta azionista unico della squadra azzurra, c’era un mistero: il suo pacchetto di controllo, pari al 90%, è custodito da Romafides (mentre il restante 10% è di Jacqueline Baudit, consorte di De Laurentiis), fiduciaria posseduta prima dalla Banca di Roma, poi da Capitalia, e adesso confluita in Unicredit. Suo compito istituzionale, dunque perfettamente lecito, è quello di coprire il reale possessore (tranne davanti agli organi pubblici competenti) e offrire una serie di servizi di gestione per suo conto. L’Antitrust ha provveduto a sciogliere questo arcano e a spazzare ogni dubbio sull’assetto proprietario di Filmauro: lo ha fatto in un suo provvedimento del 2 luglio 1998 firmato dall’allora presidente Giuseppe Tesauro, reperibile sul link http://www.agcm.it/agcm_ita/DSAP/DSAP_287.NSF/218c8abc30b4e077c1256a470060e61b/8efc4f05c715491bc1256657002b8727?OpenDocument riguardante la ristrutturazione dell’Ente Cinema spa, che aveva mutato la sua denominazione in Cinecittà Holding spa. In esso si legge che nel marzo di 10 anni fa Filmauro assieme a Cecchi Gori Group (società di Vittorio Cecchi Gori) avevano rispettivamente acquistato la quota del 12% di Cinecittà Servizi e avevano comunicato l’operazione all’organismo pubblico competente, ossia l’Autorità garante del mercato, per verificarne l’eventuale concentrazione e posizione dominante. Nel paragrafo relativo alle parti in causa si legge che «Filmauro Srl è una società interamente controllata dal Signor Aurelio De Laurentiis tramite la Roma Fides Fiduciaria e Servizi Spa (appartenente al Banco di Roma)». Questa frase inserita nel documento ufficiale ha dunque accertato e dichiarato che il numero uno azzurro è il proprietario della società cinematografica che a sua volta possiede il Napoli: di conseguenza anche la squadra è sua.
Marco Liguori
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venerdì 3 ottobre 2008

Vicenda Intercity Roma-Napoli: sia fatta chiarezza!

Riceviamo da Giovanni Roma e pubblichiamo

Intanto, questa sera alle 20.00 andrà in onda un servizio sul canale satellitare RainNews 24, secondo cui l'assalto al treno per Roma sarebbe stato solo una montatura, un'esagerazione giornalistica. Del reportage sarà trasmessa un'anteprima dal TGR della Campania condotto da Antonello Perillo alle 19:30 su Raitre. Il giornalista Enzo Cappucci ha raccolto le tesimonianza di un sindacalista della Polizia, Tommaso Delli Paoli, del giudice Antonello Ardituro e del gironalista austriaco Jacob Rosenberg, che si trovava a bordo del treno e che smentisce categoricamente che i vagoni siano stati devastati.
CONFERMO HO VISTO IL SERVIZIO:SPLENDIDO E VERITIERO CON L'INTERVISTA AL GIORNALISTA AUSTRIACO CHE CONFERMA QUANTO DISSE UN MESE FA:NESSUN INCIDENTE E TUTTO ARTATAMENTE AMPLIFICATO ALL'ENNESIMA POTENZA..MARONI COME MINIMO DOVREBBE REVOCARE IL DIVIETO DI TRASFERTA AI TIFOSI IN TRASFERTA...BISOGNA DIVULGARE QUESTO SERVIZIO,OPPURE FINIRà NEL SILENZIO COME I PETARDI DEL DERBY DI MILANO O L'ACCOLTELLAMENTO A ROMA DEL TIFOSO REGGINO.DATEMI UNA MANO.

Ndr: consigliamo a lei e a tutti i lettori di vedere l'inchiesta di Raisat News sul link http://www.tuttonapoli.net/index.php?action=read&idnotizia=29438

Crac Como: Preziosi patteggia condanna

L'ex proprietario della società lariana, dopo essersi più volte proclamato innocente, ha proposto al Pm il rito alternativo: la condanna a un anno e 11 mesi per bancarotta fraudolenta ha escluso dal risarcimento le parti civili. L'avvocato Restuccia, legale dei calciatori Gregori e Bressan ha spiegato a "il pallone in confusione": «Adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento del danno».

Colpo di scena al processo del crac del Como Calcio. Dopo aver proclamato più volte la sua innocenza nelle udienze precedenti, il presidente del Genoa Enrico Preziosi e proprietario della "Giochi Preziosi" ha patteggiato davanti al tribunale di Como una condanna per un anno e 11 mesi di reclusione con pena sospesa per il reato di bancarotta fraudolenta. Con questa sentenza si chiude dopo due anni il processo penale per la vicenda del fallimento del Calcio Como, società di cui Preziosi è stato presidente. La società lariana fu dichiarata fallita con un «buco» di circa sei milioni di euro, circa cinque dei quali sono stati risarciti.
Il patteggiamento è stato chiesto prima delle arringhe difensive dopo che Preziosi aveva sempre rifiutato di concordare la pena, e aveva pubblicamente detto di volere il dibattimento proclamandosi ripetutamente innocente. Invece oggi i suoi avvocati si sono avvalsi della facoltà concessa dal «pacchetto sicurezza» del ministro della Giustizia Alfano, che consente di concordare la pena in qualunque momento prima della sentenza di primo grado. Con il consenso del pm Vittorio Nessi, che aveva chiesto per Preziosi una condanna a tre anni e mezzo di reclusione, il tribunale ha dato il via libera al patteggiamento. Questa conclusione esclude dal risarcimento le parti civili che si erano costituite. L'avvocato Anna Maria Restuccia, legale dei due calciatori Daniele Gregori, Mauro Bressan, costituitisi parte civile assieme a Alessandro Colasante e Francesco De Francesco assistiti dall'avvocato Frasacco del foro di Velletri, ha spiegato a "il pallone in confusione" che «non è mia intenzione impugnare la sentenza di patteggiamento». L'avvocato ha sottolineato che «relativamente al risarcimento del danno adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento».
Il processo a questo punto si concluderà con un solo imputato, l'ex amministratore delegato del Como Massimo D'Alma, per il quale sono stati chiesti due anni. Il terzo imputato, l'ex presidente del Como Aleardo Dall'Oglio, aveva già patteggiato una condanna entro i limiti della condizionale. Per questa inchiesta, Preziosi era finito per un breve periodo agli arresti domiciliari.
Marco Liguori
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Calciopoli: Luciano Moggi rinviato a giudizio da gup De Gregorio

L'ex direttore generale della Juventus sarà processato il 20 gennaio prossimo dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Napoli assieme a Claudio Lotito, Andrea e Diego Della Valle. Prosciolti Franco Carraro e Francesco Ghirelli
Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri 25 imputati dell'inchiesta Calciopoli condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra gli imputati vi sono il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e i due patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il prossimo 20 gennaio davanti alla nona sezione del Tribunale napoletano. Per altri 10 ci sarà il rito abbreviato. Per tutti gli imputati le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.
Il gup ha invece prosciolto l'ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l'ex segretario della stessa Figc, Francesco Ghirelli. Per la Procura di Napoli è una grande vittoria: l'impianto accusatorio è stato accolto totalmente dal gup.
Questo l'elenco completo dei 25 rinviati a giudizio: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.

Marco Liguori
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giovedì 2 ottobre 2008

Lettera aperta a Maroni per Genoa-Napoli: 815 firme raccolte

Quota 815 firme. Sono stati tanti i firmatari fino alla prima mattinata dell’appello al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per eliminare il divieto di trasferta dei tifosi napoletani per Genoa-Napoli. L’iniziativa, lanciata dai siti d’informazione “il pallone in confusione”, “Tuttonapoli.net” e “Napolisoccer.net” ha avuto dunque un buon riscontro da parte della tifoseria. E non solo da quella partenopea, ma anche da quella genoana. Sarà possibile aderire all’appello anche nei prossimi giorni sul sito http://firmiamo.it/sign/list/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni (e resterà anche il banner sui siti promotori dell’iniziativa) poiché si vorrebbe che il ministro rivedesse gli assurdi provvedimenti di divieto delle trasferte contro i sostenitori napoletani, stabiliti sull’onda di un’influenza mediatica dopo Roma-Napoli di domenica 31 agosto. Anche uno speciale di Raisat news, andato in onda ieri sera, ha dimostrato della “montatura” di numerosi mezzi d’informazione: illuminante è stata l’intervista al giornalista austriaco Reinhard Krennhuber presente sull’Intercity delle 9,24 diretto verso la Capitale, che ha dato una versione completamente diversa da quella ufficiale.
Anche il presidente rossoblù, Enrico Preziosi, ha ribadito oggi dai microfoni di Radio Kiss Kiss l’assurdità del provvedimento del Viminale: «Non condivido la decisione dell’Osservatorio: le due tifoserie sono gemellate e non sarebbe accaduto nulla». Preziosi ha aggiunto: «Genoa-Napoli senza tifosi partenopei è un’assurdità che non comprendo. Non condivido la decisione dell’Osservatorio: due anni fa abbiamo disputato la partita della promozione con 35mila persone e non è accaduto nulla, mi piacerebbe che ad ogni decisione del Viminale ci fosse un minimo di giustificazione. Le due tifoserie sono gemellate, stiamo qui a discutere di limitazioni per i napoletani e non se ne capisce il senso».
Fanno eco alle parole di Preziosi quelle di Alessandro Cassinelli, tifoso genoano che ha aderito all’appello per Maroni: «Quella con i fratelli napoletani è la più lunga e stupenda storia di gemellaggio tra tifoserie che si ricordi. Mi permetto di dire che è senza dubbio una delle poche cose VERE che è rimasta in questo calcio insieme alla passione dei veri ultras». Alberto Chiunchiolo ha un’esortazione per Maroni: «In tribuna al Meazza era dietro Silvio e avrà sentito quei due botti che hanno fatto tremare lo stadio. Uniformare le regole!». Anche Alberico Marino ricorda i petardi del derby milanese: «E i fumogeni e bombe carta di San Siro?». Domenico Mastropietro, servitore della Patria, non ha parole per il blocco delle trasferte dei tifosi azzurri: «Pazzesco, ho l'abbonamento lavorando a 600 km da casa, sono un militare che sta dando la vita per il proprio paese ed una sentenza assurda mi vieta di assistere alla mia passione....non ci sono altre parole, incredibile!!!».
Cristiano Vella sottolinea: «Ogni settimana un decreto diverso, volto a risolvere cosa? Nulla! Dite che a Napoli, in curva, ci sono i delinquenti, perfetto, arrestateli e buttate la chiave invece di chiudere le curve. Oppure lo stato nn è in grado di arrestare dei fessi di ultras?». Infine arriva un suggerimento da Luca Aurigemma: «Andate a chiedere ai vostri colleghi tedeschi come risolvere il problema: non ho mai visto tanta civiltà. Sono stato a vedere la partita Tsv1860 – Fc Inglostadt04: non potevo crederci, che rispetto e che spettacolo».
Marco Liguori

mercoledì 1 ottobre 2008

Il Bari paga 2,73 milioni di debiti tributari in 59 rate

Il dato è emerso nell’analisi dei conti 2007 della squadra pugliese svolta da “il pallone in confusione”. La società della famiglia Matarrese, nella relazione sulla gestione, ha evidenziato che l’accordo per la dilazione è stato sottoscritto con l’Agenzia delle entrate nel dicembre 2006, a seguito di tre comunicazioni in cui si contestavano altrettante irregolarità. Contro di esse è stato proposto ricorso

Anche l’Associazione sportiva Bari, come altre società di calcio professionistiche, ha rateizzato i propri debiti fiscali. “Il pallone in confusione” lo ha notato analizzando l’ultimo bilancio disponibile in Camera di commercio al 31 dicembre 2007 della squadra di calcio della famiglia Matarrese, chiuso con una perdita di 5,22 milioni di euro in diminuzione dagli 8,04 milioni del 2006. Lo spiegano nella relazione sulla gestione i tre parenti del presidente della Lega calcio Antonio, in cui è evidenziato che «è regolarmente in ammortamento il pagamento delle rate concernenti la rateazione in 59 rate, sottoscritta con l’Agenzia delle entrate Ufficio di Bari 2 in data 19/12/2006». Nel documento non è stata comunicato l’anno in cui ha termine la rateizzazione, né la cadenza temporale del pagamento. L’operazione è stata garantita con polizza fidejussoria rilasciata il 15 dicembre 2006 da Assitalia (Gruppo Generali Assicurazioni) per il tramite di Rasini Viganò Assicurazioni. A fronte di questa garanzia, la società pugliese ha sottoscritto con Ina (sempre della Generali) nella stessa data un «contratto di capitalizzazione a premio unico – si legge nella nota integrativa che accompagna il bilancio – con rivalutazione annua del capitale collegata alla gestione patrimoniale Euro Forte». La consistenza iniziale della polizza Ina era di 1,65 milioni con un incremento annuo di poco più di 35mila euro. Sempre nella nota integrativa è indicato l’importo complessivo della rateizzazione pari a 2,73 milioni: esso è incluso nel paragrafo sui “debiti tributari”, che alla fine dell’anno scorso ammontavano a 3,32 milioni. In quest’ultimo, si legge nel documento contabile, «sono iscritti debiti per imposte ed addizionali, sui redditi da lavoro dipendente ed autonomo pari ad euro 492.419,88; Irap pari ad euro 547.794,95 ed il debito Iva che ammonta ad euro 122.833,75».
Il presidente Vincenzo, l’amministratore delegato Salvatore e il consigliere Salvatore Matarrese spiegano che la dilazione in 59 rate riguarda «la cartella di pagamento n.014/2006/00385350/43/000 notificataci come atto propedeutico all’accertamento che la stessa A.D.E. (Agenzia delle entrate ndr.) ha effettuato a seguito dell’accesso mirato presso la sede della nostra società sportiva nei giorni 22-23 febbraio 2006 al fine di verificare la corretta applicazione della normativa in materia di II. DD. (imposte dirette ndr.), Iva e Irap relativamente ai periodi di imposta 2004 e 2005». I Matarrese proseguono evidenziando che «l’Agenzia delle entrate ha notificato alla nostra società n.3 comunicazioni rappresentando la presenza delle seguenti irregolarità». Esse riguardano innanzitutto il «tardivo versamento di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardante le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004». Seguono gli «omessi versamenti dell’Iva periodica, dell’acconto e del saldo Iva riguardanti il periodo da gennaio 2004 a dicembre 2005». Infine, il fisco ha contestato gli «omessi versamenti di acconti e saldi Irpeg e Irap relativi alle annualità 01.07.2003 – 30.06.2004 e all’esercizio 01.07.2004 – 31.12.2004». Queste comunicazioni, si legge sempre nella relazione sulla gestione della società biancorossa, «contenevano l’invito a versare quanto dovuto entro il termine di giorni trenta dalla loro ricezione pena la perdita del beneficio della riduzione ad un terzo delle sanzioni». I tre Matarrese hanno «provveduto nei termini al versamento delle sanzioni ridotte limitatamente ai tardivi versamenti di ritenute e addizionali su redditi di lavoro dipendente riguardanti le mensilità da dicembre 2003 a dicembre 2004 per un ammontare pari al terzo della complessiva intera sanzione di euro 492.329,64». Inoltre, gli amministratori hanno proposto il ricorso contro «le citate comunicazioni per violazione dell’art.16 del D.Lgs.472/97», ma hanno «dovuto procedere alla sottoscrizione della rateizzazione per evitare ogni più grave e dannosa conseguenza esecutiva a nostro danno per la scadenza del ruolo notificatoci». Per porre fronte a queste omissioni, il presidente e i consiglieri sottolineano sempre nella relazione che è stato prudenzialmente collocato a bilancio «un fondo sanzioni e interessi ammontante ad euro 816.641,31, ritenuto congruo da questo consiglio anche sulla scorta del reale debito residuo, considerata pagata la rata scadente a marzo 2008». Gli interessi della rateazione del debito tributario costituiscono la quasi totalità della somma di 145.621 euro relativa alla voce “interessi su altri debiti”. Riguardo ai pagamenti delle scadenze, il collegio sindacale nella sua relazione ha «constatato il regolare pagamento».
Infine, il consiglio di amministrazione ha rammentato nella relazione sulla gestione «che per gli adempimenti previsti dai regolamenti della Figc, sotto il controllo della Covisoc, per l’iscrizione al campionato 2008/2009, non deve risultare presente alcun debito erariale corrente e non rateizzato, in pendenza con l’Amministrazione finanziaria, pena la non iscrivibilità al campionato». Il Bari ha sicuramente ottemperato a questi adempimenti, poiché ha ottenuto l’iscrizione al torneo di serie B, dove ha militato anche nel 2006.
Marco Liguori
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I tre contenziosi del Bari con il Comune per gli stadi

La società pugliese e l’ente pubblico hanno una serie di reciproche pretese risarcitorie e creditorie per l’utilizzo del “della Vittoria” e del “San Nicola”, il cui esito è al momento ancora incerto

«Allo stato attuale sono in essere tre distinti contenziosi con l’amministrazione comunale per la gestione dello stadio della Vittoria e dello stadio San Nicola». La notizia è stata riportata dal Bari nella parte “fondi per rischi e oneri” nella nota integrativa al bilancio 2007. E’ una vera e propria partita a “ping pong” tra la squadra di calcio della famiglia Matarrese e il Comune, il cui esito è al momento ancora incerto. La società biancorossa ha giocato gli incontri dei campionati nello vecchio stadio della Vittoria, costruito negli anni ’30, fino al 1990: in quell’anno si trasferì al nuovo impianto San Nicola, realizzato per i mondiali di calcio.
I giochi sono stati aperti alcuni anni fa dall’amministrazione del capoluogo regionale pugliese. «Il primo contenzioso nasce a seguito della richiesta avanzata dal Comune di Bari – raccontano i tre Matarrese componenti del consiglio di amministrazione – per il pagamento del corrispettivo relativo alla concessione in uso dello stadio della Vittoria nel periodo settembre 1979/settembre 1984, parzialmente soddisfatta con decreto ingiuntivo». A questa pretesa, i “galletti” pugliesi replicarono chiedendo «un risarcimento dei danni per la riduzione della capienza dello stadio disposta dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo a decorrere dal 1° dicembre 1986».
Invece, per l’uso del nuovo impianto cittadino c’è un primo contenzioso. «Da una parte la pretesa creditoria avanzata dal Comune di Bari – proseguono i Matarrese – a titolo di pagamento dei canoni di concessione e di rimborso dei consumi per l’utilizzo dello Stadio San Nicola nel periodo maggio 1990/giugno 1994, per un importo complessivo di euro 726mila». Neanche in questo caso si è fatta attendere la risposta del club biancorosso. «Dall’altro, la pretesta creditoria avanzata dall’As Bari spa a titolo di pagamento del corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 1° luglio 1991/30 giugno 1992, per un importo complessivo di euro 565mil (iscritto nei crediti)». Riguardo a queste pretese contrapposte «esiste un provvedimento giudiziario esecutivo, costituito dalla predetta sentenza del Tribunale di Bari n.113/2006 del 9 marzo 2006, con cui è stata parzialmente riconosciuta quella avanzata dal Comune per 181mila, oltre agli interessi legali a decorrere dal 2 marzo 1993».
Ma non è finita qui: il presidente Vincenzo e i due Salvatore Matarrese passano a illustrare l’ultima contesa con l’ente pubblico. «Esiste infine un ultimo contenzioso relativo alla corresponsione del canone di manutenzione dello stadio San Nicola. Il Comune di Bari richiede la restituzione della somma di euro 542mila, oltre interessi e maggior danno da svalutazione e spese processuali, corrisposta alla Società quale corrispettivo per la manutenzione dello stadio e degli impianti nel periodo 10 settembre 1990/30 giugno 1991. La Società avanza una pretesa creditoria per il medesimo importo, a titolo di ingiustificato arricchimento». Nel documento contabile si specifica che «è opportuno peraltro precisare che la pretesa creditoria del Comune di Bari è fondata su un titolo esecutivo (costituito dalla sentenze di 1° e 2° grado)».
Secondo la società calcistica «come evidenziato dai nostri consulenti legali, le pretese creditorie allo stato riconosciute in favore del Comune di Bari non risultano assistite da provvedimenti giudiziari definitivi e vengono quanto meno contrastate dalle pretese contro-creditorie avanzate dall’As Bari nel contenzioso insorto o in via di insorgenza». Di conseguenza è «difficoltoso prevedere l’esito del contenzioso – concludono i Matarrese nella nota integrativa – e quindi effettuare una stima attendibile di una eventuale passività potenziale».
Marco Liguori
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il pallone in confusione

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